Nove settimane e neppure mezza in più: di qui al 30 giugno, anzi al 28, le sorti europee del governo e dell’Italia saranno bell’e decise. Non c’è manco bisogno di una lettera personale del commissario per gli Affari economici Olli Rehn al nuovo premier: gli impegni e le scadenze sono già noti, quasi tutti vincolanti a termini di Trattati. Così com’è noto il programma di governo: previdente, e un po’ preveggente, il presidente Napolitano s’era portato avanti, facendolo scrivere dai Saggi. Pareva, allora, tempo perso; è, adesso, tempo guadagnato.
Insomma, il nuovo premier e il nuovo governo di margini di libertà ne avranno pochi tra le scadenze del cosiddetto ‘semestre europeo’, la chiusura della procedura di infrazione Ue per deficit eccessivo e una raffica di riunioni di Ecofin, Eurogruppo e Vertici cruciali per portare avanti dossier come l’Unione bancaria, la lotta all’evasione fiscale – c’è un’azione che parte dall’Italia, pensate un po’ -, la misure per la crescita e ancora la crisi di Cipro, con il ricorso ai prelievi forzosi sui conti correnti che l’Italia ha già sperimentato e che vede come uno spauracchio.
Un preciso articolo di Giuseppe Latour su EurActiv.it dettaglia scadenze e appuntamenti: a maggio, Eurogruppo ed Ecofin si riuniranno il 13 e 14, un Vertice è in programma il 22; a giugno, ancora Eurogruppo ed Ecofin e un Vertice il 27 e 28.
Fortuna che siamo partiti col piede giusto, senza manco saperlo. Un dato statistico che ci dice bene: secondo Eurostat, il deficit di bilancio italiano nel triennio 2012/’14 si mantiene al di sotto del 3%: quel che serve per toglierci dalla procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo e acquisire margini per investimenti produttivi, che, col pagamento di parte dei debiti della Pubblica Amministrazione, possono funzionare da volano della ripresa.
La prima scadenza è quasi immediata. Tanto più che ci cade tra un ponte (del 25 Aprile) e l’altro (del 1.o Maggio): entro il 30 aprile, per la procedura prevista dal ‘semestre europeo’, che serve all’Unione a tenere sotto controllo i conti dei Paesi dell’Eurozona, la Commissione europea dovrà ricevere dal Governo italiano, che infatti li ha già preparati, nel quadro del Documento d’economia e finanza (Def), il Piano nazionale di riforma (Pnr) e il Programma di stabilità e convergenza – manca, però, l’ok del Parlamento -.
Poi, ai primi di maggio, la Commissione pubblicherà le sue previsioni economiche di primavera: base di partenza i dati di Eurostat, integrati, per l’Italia, dall’impatto sul deficit del decreto sui pagamenti della P.A. Senza, siamo al 2,1% del Pil; con, il governo calcola che arriviamo al 2,9%; essenziale che la Commissione non ci stimi oltre il 3%.
Solo così, infatti, l’Esecutivo comunitario potrà sospendere, probabilmente in maggio, la procedura d’infrazione per deficit eccessivo, aprendoci una possibilità di “investimenti produttivi”, al di fuori dai vincoli di bilancio comunitari. Senza questo spazio di manovra, il nuovo Governo non avrà quasi modo di avviare una politica di sostegno alla crescita con la benedizione di Bruxelles.
Tra fine maggio e inizio giugno, la Commissione dovrà poi elaborare, sulla base di ciascun Pnr, raccomandazioni specifiche per i singoli Paesi, che avranno poi qualche settimana per discuterle e, magari, negoziarle, prima dall’adozione formale in Consiglio tra fine giugno e inizio luglio. E, una volta vidimate, le raccomandazioni saranno quasi vangelo: ci sarà solo da attuarle.