Il presidente del Senato bloccato più volte anche con qualche urlo "mai con i fascisti" da parecchie decine di persone mentre declama il suo discorso per le celebrazioni della Liberazione. E' la prima volta che accade durante la giornata del ricordo delle vittime della strage nazifascista di Marzabotto
Sembrava un tranquillo 25 aprile per il presidente del Senato, Pietro Grasso, ma appena è salito sul palco di Monte Sole, a poche centinaia di metri dall’eccidio di Casaglia e a qualche chilometro da Marzabotto, dove nell’autunno del 1944 vennero uccise più di 800 persone, sono piovuti fischi a non finire.
“E’ bello così, è la dialettica. L’importante è che non dimentichiamo il dialogo”, ha affermato dopo una trentina di secondi Grasso subissato dai fischi e dalle urla di diverse centinaia di persone che si trovavano sul grande prato di Monte Sole a fare pic nic con i bambini e i cani. L’intervento di Pietro Grasso è bruscamente interrotto e il Presidente è costretto a fermarsi: “Capisco le ragioni di chi si lamenta”, ha poi spiegato scendendo dal palco dopo il sofferto discorso sul valore della Resistenza e del 25 aprile, “ma non è dividendoci che risolviamo i problemi del paese. L’importante è mantenere il dialogo”.
Un discorso difficile quello di Pietro Grasso nell’Emilia che ricorda i partigiani, in un momento di malumore per una sinistra che in queste terre ha sempre avuto i suoi più grandi sostenitori. I fischi e le contestazioni arrivano fin dall’inizio. Già mentre il presidente del Senato aspettava di salire sul palco qualche ragazzo aveva cominciato a disturbare. In prima fila uno striscione con la frase: “1944 i nemici venivano da fuori, 2013 i nemici li abbiamo in casa”. A protestare è un contestatore che segue Grasso dalla mattina e che denuncia: “E’ uno schifo. nessuno lo dice, ma anche il Partito Democratico che sembrava poter essere l’unica speranza, si è venduto ad un governo con il Popolo delle Libertà e Berlusconi. E poi vengono qui a festeggiare la Resistenza?”. I più nervosi sono i gruppi di giovani che all’improvviso si alzano in piedi e sottolineano le frasi del Presidente con fischi e manifestazioni di dissenso. Tante le anime della protesta. Alcuni ragazzi che si definiscono comunisti, srotolano un lenzuolo bianco che recita: “Il primo maggio è dei lavoratori, via Unindustria da piazza Maggiore”, in riferimento alla manifestazione che vedrà fianco a fianco industriali e lavoratori. Obiettivo il segretario generale della Cgil Susanna Camusso che ha accompagnato per tutto il giorno Pietro Grasso nel parco storico di Marzabotto.
Gli organizzatori imbarazzati cercano di fermare ogni tensione prendendo la parola. Qualcuno dal pubblico si lamenta: “Che bisogno c’è di reagire così? Lo sapete con chi ve la state prendendo?”, gridano dalla prima fila e il discorso procede più tranquillamente. Il Presidente del Senato ringrazia per la bella giornata e riflette sull’importanza della ricostruzione in un momento così difficile per il Paese: “Grazie per avermi accolto qui oggi”, commenta Grasso, “ il lavoro della memoria non ammette più distrazioni. Vorrei che ricordassimo la concordia di quei tempi, quando usciti dalla guerra con così tante ferite riuscimmo a voltare pagina partendo dalla costituzione”. E lascia la folla con un invito: “Nel palazzo Giustiniani del Senato c’è la stanza dove è stata firmata la costituzione. Invito tutti a venirla a vedere”.
La ricostruzione anche in Italia non sembra un sogno irraggiungibile, secondo il rappresentante delle istituzioni : “Fu possibile allora, è possibile oggi. Ricordiamo il bene del dialogo e della coesione proprio nel momento della difficoltà. Per questo vi dico che spero siamo alla fine di un periodo fatto di divisioni che hanno delegittimato tutte le istituzioni democratiche. Grazie per questa giornata che mi avete regalato, mi dà la forza e il coraggio di continuare”.
di Martina Castigliani e Davide Turrini