Si stava meglio quando si stava peggio? L’assioma torna, prepotente, nei momenti di massima crisi. Secondo un sondaggio “Metron barometro” effettuato per il quotidiano Eleftherotypia effettuato nel giorno del quarantaseiesimo anniversario del golpe militare dei colonnelli, in Grecia, una vistosa percentuale degli intervistati pensa che “la dittatura è cosa migliore di quello che sono oggi i partiti in Grecia”. I risultati indicano che la scossa economica al Paese, ha i suoi principali responsabili nei partiti che hanno provocato una crisi non solo economica ma anche democratica. Per questo il giorno della pubblicazione il quotidiano ha titolato a carattere cubitali in prima pagina “Skatà” (che significa merda), con il conseguente caos polemico nel Paese e la maggior parte dei giornalisti che ha chiesto di cambiarlo. Per il 59% degli intervistati la situazione della Grecia sotto la giunta dei colonnelli era migliore di quella di oggi, il 46% pensa che c’era una qualità della vita più dignitosa e il 24% ritiene che il Paese aveva anche una migliore immagine internazionale.
Il sondaggio mostra una significativa percentuale dei votanti che hanno risposto positivamente a questa domanda: “Oggi 21 aprile è l’anniversario del Golpe militare dei colonnelli, la dittatura era migliore dello stato attuale?”. La valanga di “sì” per quanto scioccante è figlia della situazione di assoluto caos che regna nel Paese, stremato da tre memorandum, con tasse e tagli in ogni settore e con il ministro dell’economia Stournaras che non esclude altre mannaie nei prossimi mesi, al pari della “tela di Penelope” dei 25mila dipendenti pubblici che la troika vorrebbe licenziare in tronco. Mentre nelle stesse ore in cui il quotidiano era distribuito nei periptera del Paese, ad Atene andava in scena il processo all’ex ministro dell’Interno Akis Tzogatzopulos, in carcere da dieci mesi e vero deus ex machina della politica greca degli ultimi trent’anni che promette di chiamare a testimoniare nomi illustri della politica ellenica, come gli ex primi ministri Simitis e Papandreou. Con l’assurdo della mancanza di sedie per imputati e legali in un’aula gremita di taccuini e telecamere.
Ma la Grecia che fa i conti con il quasi default, con fotografie di ragazzini che rovistano nei cassonetti della spazzatura, è anche questo, con sacche di isterismo e schizofrenia sociale a livelli di guardia. In questo senso va letto quel sondaggio, ovvero il culmine di un lungo viaggio durante il quale il sistema politico è stato immerso nella corruzione, che ha screditato le istituzioni statali, a scapito del merito. Dove gli intrecci di economia e politica sono stati il dogma che ha condotto all’oggi. Con una povertà galoppante, con i suicidi da crisi, con episodi di razzismo da un lato e di insurrezionalismi rivoluzionari dall’altro, si veda l’ennesimo allarme bomba alla sede della Consulta di Atene. L’indagine conferma inoltre una tempistica fatale del quotidiano Eleftherotypia, forse dipendente dalle mire del nuovo editore, l’avvocato Haris Economopoulos che ora vorrebbe cambiare management e direzione in un settore, quello dell’editoria, dove la crisi ha falciato 15mila giornalisti, con un crollo delle vendite nelle edicole del 70 per cento.
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