Cucina

Gottardo Project: quando il rock si sposa coi sapori della tradizione veneta

Una chiacchierata con il leader della band Alberto Gottardo, che accosta brani musicali con la cultura della campagna e il piacere della buona tavola. Il gruppo mescola generi diversi, dalla dance all'elettronica, e suona canzoni i cui testi sono scritti in dialetto imbarbarito dall'inglese

di Puntarella Rossa

In bilico tra avanguardia e tradizione il gruppo musicale Gottardo Project mescola generi diversi, spaziando tra la dance, il rock, l’elettronica e molto altro. I testi sono in un dialetto veneto spurio, imbarbarito dall’inglese e da antiche filastrocche. Ogni canzone è un tema fintamente non serio e in questo ci ricordano gli Skiantos. Credighe ai ufo, l’ultimo cd, è un “concept album” dedicato a quello stranissimo genius loci che sta tra terra e mare, tra Padova e Venezia, tra Detroit e Camponogara. Ai loro concerti si balla a ritmi subtropicali, però prima, dopo e durante si mangia e si beve. Rivolgiamo ad Alberto Gottardo, “frontman” della band, alcune domande.

Si ha la sensazione che i gusti e i sapori nelle vostre umide terre non siano cambiati poi più di tanto nemmeno tra le giovani generazioni. La pasta e fagioli è ancora un valore per tutti in cui riconoscersi?
I valori culinari della campagna veneta sono da sempre, a mio parere, una parte fondamentale del nostro modo di vivere. Infatti per mangiare una ottima pasta e fagioli, io ho una soluzione personale: fare uno squillo alla nonna… e vado sul sicuro. Il moltiplicarsi di trattorie tipiche conferma l’interesse nel ritrovare gli antichi sapori, tuttavia noto che le “next generation” non hanno molto interesse nell’apprendere le tradizioni di cucina tipiche della nostra zona. Io invece sono un grande “fan” della carne lessa ovviamente condita con una valanga di cren che non è altro che la salsa wasabi veneta. Mia nonna dice sempre: “Inutile girare el mondo se no te conossi e to raise, prima o dopo te caschi in tera”.

C’è quindi il rischio che il tuo (giovane) pubblico conosca a memoria le tue canzoni e poi vada a mangiare da McDonald’s?
Ma da Mcdonald’s, al messicano o meglio ancora al sushi ci vado anch’io, ci mancherebbe. “Penso solo che se te spetti che to morosa te prepara el risotto de carletti a vedo dura”. Purtroppo la vita di tutti i giorni non lascia molto tempo alla preparazione dei pranzi e delle cene. Si vive molto di fretta e spesso si mangia qualcosa “su e via”. È vero anche che i giovani frequentano sì i fast food, i lounge bar e i locali etnici ma, specialmente qui da noi, è ancora molto attuale “el giro dei bacari” con i “spuncetti” abbinati all’aperitivo. In fondo queste sono vecchie usanze mai dimenticate. Il segreto è essere sempre attenti alle nuove tendenze (c’è sempre da imparare) senza mai perdere le tradizioni.

I tuoi testi non affrontano temi politici però non si sottraggono al confronto con la società e il territorio, cosa si dovrebbe fare secondo te per migliorare questa confusa pianura agricolo-industriale?
Secondo me la parola chiave è umiltà. Se nei nostri paesi si vive nel benessere, lo si deve a chi prima di noi ha costruito tutto ciò lavorando umilmente e con tanti sacrifici ,sporcandosi le mani e imprecando in dialetto tutti i giorni. I nostri nonni e genitori non erano colti ma ricchi di umiltà e senso del dovere. Adesso mi pare che tutti si sentano “manager” e nessuno voglia fare sacrifici e credere in un progetto e portarlo avanti. Al giorno d’oggi la preparazione scolastica ed il livello culturale è molto aumentato, ora tutti “parla in italian e tutti ga studià” ma pochi hanno voglia di mettersi in gioco. Se mixiamo però le due cose: la tenacia “dei veci” e la preparazione dei giovani, non sarà difficile costruire qualcosa di buono. Penso sia come per il cibo, bisogna mescolare le nuove idee e risorse, con la volontà di fare tipica della nostra terra.

Una classifica dei tuoi piatti preferiti da abbinare con dei classici del rock and roll o comunque con i brani a cui tenete di più e che più hanno influenzato la vostra musica?
Al terzo posto i “folpetti” con olio, aglio e prezzemolo da mangiare nei chioschi con una bicchiere di bianco. Gli abbinerei Stupendo del nostro amico Vasco. Al secondo posto la mitica carne lessa col cren e vino rosso. La associo al Bruce Springsteen di Born in the U.S.A. Perche mi ricorda troppo le nostre origini contadine. Al primo posto indiscusso “poenta e ossetti” col rabosello o il cabernet della sagra de Premaore di Camponogara. La abbinerei a Che Coss’E’ L’Amor di Vinicio Capossela. Perché sono sicuramente quelle le atmosfere di cui sono innamorato.

Voi viaggiate molto, come si mangia in tour?
Torniamo questa settimana dalla Valpolicella, un trionfo. L’accoglienza che ci riservano nei locali e nei festival è sempre stupenda, ci saziano con panini farciti, grigliate ma anche cene succulente.

Vinicio Bonometto e Grazia Fiore

www.puntarellarossa.it

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