Ennesima doppia provocazione da parte del partito neonazista greco di Alba dorata. Nel giorno in cui si è tolto la vita il direttore di una filiale di banca nell’isola di Lesbo (vittima numero 2100 dall’inizio della crisi), i militanti di estrema destra occupano militarmente un ospedale della capitale e promuovono una raccolta di sangue per soli cittadini ellenici. Giovedì per un’ora un gruppo di militanti di Chrisì Avghì è entrata al General Hospital di Nikea ad Atene, con tanto di fotografi che hanno immortalato l’azione, seminando il panico tra degenti e personale medico e paramedico. A cui hanno chiesto con insistenza di contribuire alla speciale raccolta che avevano organizzato: medicinali, bende e alimenti da destinare ai cittadini (greci) indigenti.
Uno scenario dimostrativo a cui hanno preso parte, oltre a venti ragazzi, anche cinque ragazze, tutti “armati” di bandiere greche. “Chi metterà piede di nuovo qui, mangerà legno”, ammonisce con veemenza il presidente dell’associazione dei dipendenti dell’ospedale, Olga Kosmopoulou, piuttosto scossa per l’episodio. A cui si aggiunge il portavoce dei socialisti del Pasok Fofi Genimata, la quale ricorda ai deputati di Alba dorata che proprio giovedì il Parlamento greco ha chiesto il risarcimento dei danni di guerra ad un regime come quello nazista, “a cui il partito si ispira ufficialmente, definendolo un mentore ideologico”. Ma la partita non è più solo politica, perché a questo punto nel paese cittadini e lavoratori rifiutano l’idea di essere strumentalizzati dalle forze politiche per un conflitto ormai apertamente agli estremi. Lo dice a gran voce il comitato dei lavoratori del nosocomio, secondo cui la salute è un bene pubblico inalienabile rivolto a tutta la società e “nessun nostalgico di Auschwitz può discutere di questo”.
Il Consiglio di amministrazione ricorda che la struttura di Nikea è “uno spazio di resistenza e di cura per poveri, rifugiati, immigrati. Così è stato sempre e così ancora sarà”. I dipendenti raddoppiano sottolineando che l’amministrazione, circa la sicurezza all’ingresso dell’ospedale, ha una notevole responsabilità collettiva e personale per eventuali atti criminosi contro i migranti o altri cittadini, “fintanto che consentirà l’ingresso in corsia di teppisti”. Con il timore di scontri in occasione della manifestazione antifascista organizzata per sabato ad Atene, dove sventoleranno gli striscioni con su scritto “fuori i fascisti dagli ospedali”.
Ma non finisce qui, perché forte opposizione ha espresso l’intero mondo medico del paese contro l’iniziativa di Alba dorata che per sabato ha organizzato una raccolta di sangue solo per i cittadini ellenici. La Federazione panellenica dei dipendenti degli ospedali pubblici (Poedin) ha esortato tutte le associazioni di donatori ad essere “attenti, nel prendere l’iniziativa, ad osservare rigorosamente tutte le prescrizioni previste per lo svolgimento delle loro donazioni”. Ovvero l’invito a non lasciare che la raccolta promossa dal partito si trasformi in “fiera della purezza etnica e razziale”, recita un comunicato. Medici e infermieri invocano per questo un immediato intervento da parte del Ministero della Salute, al fine di evitare che “la strumentalizzazione ideologica e politica si mescoli alle donazioni di sangue”.