120 milioni di euro di danni e quasi un mese dopo, l’Emilia Romagna aspetta ancora che sia dichiarato lo stato d’emergenza per i Comuni colpiti da alluvioni e frane. Per “un disastro tuttora in corso” che ha isolato interi paesi, che ha distrutto strade, attività commerciali, case. Nel parmense, la zona più colpita della regione, però, la pazienza è finita. E c’è chi punta il dito contro il governo, “veloce nell’opprimere la gente, ma indifferente verso i più deboli, chi soffre e chi è in ginocchio”. “Ho guardato l’ordine del giorno dell’ultimo consiglio dei Ministri del governo Monti e non c’è traccia della dichiarazione dello stato d’emergenza per i comuni colpiti da inondazioni e frane – attacca Luigi Lucchi, sindaco di Berceto, in provincia di Parma, contattato da ilfattoquotidiano.it – è un fatto grave che dimostra, ancora una volta, l’insensibilità delle istituzioni verso chi si trova in difficoltà. Monti e i suoi ministri dovrebbero vergognarsene”.

La situazione, specialmente sull’Appennino emiliano romagnolo, è grave già da marzo, da quando le ultime nevicate hanno portato uno strascico di precipitazioni continue che non hanno lasciato alla terra il tempo di assorbire tutta l’acqua piovuta dal cielo. Gli edifici hanno subito lo smottamento del suolo, le strade provinciali sono rimaste danneggiate, alcune sono state chiuse isolando imprese e abitazioni, altre richiedono interventi urgenti affinché siano messe in sicurezza. E tutto è fermo, bloccato, da sistemare. “Ma senza quella firma seguire le procedure standard per intervenire richiederà mesi. Un tempo troppo lungo, un tempo che non abbiamo”.

Il problema, racconta Lucchi, non è solo economico. “Non è necessario, o meglio, non è prioritario che lo Stato stanzi dei fondi nel dichiarare lo stato d’emergenza, anche se di solito accade. Sappiamo bene, noi sindaci, che non ci sono soldi. Tuttavia, anche senza eventuali risorse extra, la firma ci consentirebbe di intervenire con ciò che abbiamo in cassa tempestivamente”. Di sbloccare il denaro dei singoli Comuni colpiti, di rinviare il pagamento delle imposte per la popolazione interessata, magari anche di avviare una campagna per raccogliere donazioni, sms solidali, “come si fa ad ogni emergenza”. E, ancora, di velocizzare quella burocrazia che troppo spesso rallenta la macchina della ricostruzione. Gli emiliani lo sanno bene, nel ‘cratere’ si procede a rilento.

“La Regione ha chiesto lo stato d’emergenza il 5 aprile scorso, il capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, ha effettuato diversi sopralluoghi con la Commissione Grandi Rischi. Eppure stiamo ancora aspettando – continua Lucchi – quest’indifferenza è inammissibile”. Nessuno, del resto, “si è curato di passare di qui e vedere con i propri occhi ciò che accade. Anche un gesto di vicinanza, simbolico, sarebbe bene accetto da parte della popolazione, che si sente abbandonata. Abbiamo invitato il Presidente della Camera, Laura Boldrini, speriamo accetti. Perché qui la situazione è drammatica”. E sono migliaia le persone coinvolte dalle alluvioni e dalle frane: 80.000 solo nell’Appennino parmense, a cui si sommano i residenti della provincia, quelli della Bassa. Alcuni comuni, come Tizzano, o la stessa Berceto, rischiano di veder crollare interi quartieri. “Ma senza lo stato d’emergenza, il tutto viene trattato come un semplice temporale”.

Ciò che fa più rabbia, continua Lucchi, “è sapere che a Roma se ne fregano di noi, la foto pubblicata dalla Puppato ne è un esempio”. Ne sono un esempio, per il sindaco di Berceto, i banchi vuoti di Palazzo Madama immortalati dalla senatrice democratica Laura Puppato il 24 aprile scorso, il giorno in cui il Senato avrebbe dovuto discutere dell’informativa sulla ricostruzione dell’Abruzzo e dell’Emilia Romagna. Alle 13.20, secondo l’orario riportato su Facebook, dove Puppato ha pubblicato lo scatto che in poche ore ha fatto il giro del web, scatenando l’indignazione di migliaia di persone, emiliane, abruzzesi, terremotate e non, in aula sedevano una manciata di onorevoli. “Interesse pari a zero” è la didascalia che accompagna la foto. Appunto, annuisce Lucchi: “è quello il riguardo che i parlamentari hanno del paese?” si domanda il sindaco.

La critica, però, è rivolta anche a chi, a Roma, dovrebbe rappresentare la Regione. Anzi, le Regioni. Vasco Errani, presidente dell’Emilia Romagna, nonché presidente della Conferenza delle Regioni, “perché non viene ascoltato? – chiede il primo cittadino di Berceto – purtroppo, in un momento come questo, sono portato a pensare, e me ne dolgo, che anche la Regione abbia concordato, per non metterci risorse proprie, questa assurda decisione del governo. I casi, però, sono due: o il presidente della Regione conta come il due di coppe quando briscola è bastoni o fa il gioco delle tre carte sulla nostra pelle, con il governo”. Quindi, “se Errani non sa farsi ascoltare a Roma, allora è meglio che si dimetta”.

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