Alla fine la forza dei comitati ha avuto la meglio. Il progetto dell’Hs2 – il “Tav inglese” che entro il 2026 collegherà con treni superveloci Londra a BirminghamLeeds e Manchester – va incontro a un primo ripensamento dopo che, per mesi, residenti e politici della zona occidentale di Londra avevano protestato e fatto sentire la loro voce. Il progetto va avanti, chiaramente, ma un nuovo tunnel di più di 12 chilometri eviterà di dover abbattere case e palazzi, strade e ponti, e di dover stravolgere parchi e paesaggi urbani.

La società che ha in carico il progetto, inoltre, ha rivisto anche un altro aspetto che aveva destato non poche lamentele. La centralissima stazione londinese di Euston, capolinea della nuova tratta, non verrà smembrata e ricostruita – questo era il piano – ma verrà semplicemente “riadattata” e “riqualificata”. Viene meno così anche un altro spauracchio, il rischio era che molte delle case ottocentesche nel quartiere di Camden a ridosso della stazione venissero abbattute per rifare lo scalo. Anche questa una vittoria dei comitati, che sono stati appoggiati da diversi parlamentari e da una campagna mediatica non proprio a favore di chi ha pensato all’alta velocità. Il progetto dell’Hs2, comunque, continuerà a essere contestato, come promettono ora comitati e gruppi di azione delle campagne fra Londra e Birmingham, zone naturalistiche di alto pregio che rischiano di essere compromesse dai binari e dai treni a tutta velocità. Ora però la Bbc, in un servizio televisivo, lo dice: la vittoria dei comitati londinesi di Ealing e Acton (le zone dove verrà scavato il tunnel) molto probabilmente costituirà un impulso “positivo” per le azioni di contrasto delle altre comunità.

Nel Regno Unito non si sono viste le proteste, a tratti molto forti, che si sono avute con il progetto Tav italiano. Eppure le campagne inglesi sono costellate di striscioni e cartelloni che esprimono la contrarietà degli abitanti delle zone che rischiano di essere stravolte. Inoltre la politica fa azione di lobby – nessun parlamentare vorrebbe mettersi contro il proprio elettorato – e la società stessa scende a compromessi e a patti. Ora la stampa britannica parla di “umiliante retromarcia”. Il rischio era quello di cinque anni di “passione” per la cittadinanza della parte occidentale della metropoli inglese. Il progetto Hs2 prevede una linea sino a Birmingham e poi, da lì, una biforcazione. Un ramo andrà verso Manchester, mentre un altro tratto andrà verso Leeds. I binari fino a Manchester dovrebbero essere pronti entro il 2026, per un costo di 16,3 miliardi di sterline (quasi 20 miliardi di euro), ai quali dovranno essere aggiunti altri 16,8 miliardi di sterline per la parte rimanente. Ma c’è già chi dice che il costo totale potrebbe superare la cifra di 40 miliardi di sterline, facendo dell’HS2 uno dei progetti britannici più costosi degli ultimi decenni. Ora, appunto, il tunnel, che andrà da Old Oak Common a West Ruislip, e quei 18 ponti che dovevano essere abbattuti rimarranno in piedi. Così come rimarranno in piedi condomini, negozi e gli alberi dei parchi della zona. Il parlamentare laburista per Ealing North, Stephen Pound, ora dice: “La notizia arriva come un enorme sollievo. L’alternativa era costringere molti londinesi a cinque anni di terrore. Sono contento che si sia deciso con coscienza”. La società, intanto, rassicura. Non ci sarà alcun costo ulteriore per il contribuente britannico: costruire un tunnel costerà come non costruirlo e abbattere tutto l’abbattibile.

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