Cara collega (non mi rivolgo a te come “Gentile Ministro” perché il giuramento non è ancora avvenuto) pochi giorni fa hai affrontato il problema dell’Anvur e delle procedure per la valutazione della ricerca e per le idoneità dicendo questo: “Per rendere il sistema meno soggetto a problemi di corruzione e localismo nel corso degli anni è stato impostato un sistema di selezione che tende a inserire rendicontazioni, controlli e utilizzo di indicatori numerici. Il fine è rendere meno soggettivo e più automatico possibile il processo di selezione sia nel campo del finanziamento alla ricerca che nel reclutamento dei ricercatori. Sembra una lotta fra il bene e il male ed è come se rendere il processo di scelta automatico e basato sui soli numeri ci salvasse dalla tentazione dei decisori di manipolare il sistema.
Il risultato è che abbiamo messo in piedi un sistema involuto e farraginoso, ed abbiamo perso l’obiettivo primario di combattere le manipolazioni. Abbiamo perso anche la finalità di diffondere un’etica pubblica basata sulla reputazione e sulla responsabilità personale di cui l’Italia ha un gran bisogno.”
Io non potrei essere più d’accordo. Un modesto consiglio per il momento in cui entrerai al Ministero: fai un decreto per sciogliere l’Anvur. Come Papa Francesco ha dato dei segnali chiari di discontinuità autodefinendosi solo “Vescovo di Roma” e rifiutando le scarpette rosse o altri segnali della pompa vaticana, così tutti noi che lavoriamo all’università ti saremmo grati se volessi farci capire che sarai il ministro della comunità universitaria e non il “commissario alla scuola” del ministro dell’Economia. Perché questo sono stati i tuoi predecessori: che fossero personaggi ridicoli e indecenti come la Gelmini o rispettabili ex rettori come Profumo, non hanno fatto altro che firmare le scartoffie con cui l’università veniva commissariata al fine di ridurre le spese. Tagliare, tagliare, tagliare istruzione e cultura per mantenere intatti comparti come la Difesa, le missioni militari all’estero, i “saldi complessivi” della finanza pubblica.
Quindi, cara collega, se vuoi davvero fare il ministro senza lasciare un pessimo ricordo di te a docenti e studenti, converrà che tu chieda serie garanzie al presidente del Consiglio e al ministro del Tesoro perché mettano a disposizione le somme necessarie alla didattica e alla ricerca, invertendo un trend negativo che dura da vent’anni. Se non mettono delle garanzie serie sul piatto meglio tornare alla professione che hai svolto così brillantemente fino ad ora, o restare in Parlamento e fare la tua battaglia lì. Se ti dicono “vedremo”, non fidarti: sei ancora in tempo a rinunciare.