Scrivo mentre ancora infuria il totoministri, e tutti scommettono su chi parteciperà al governo Letta-Letta, così chiamato non per chi lo presiede ma per il suo prevedibile atteggiamento verso i mitici Poteri Forti. Le mie fonti riservate mi hanno piantato in asso, così dovrò lavorare di fantasia. Sarà un governo di quarantenni: e già questo mi dà sui nervi, essendo cinquantenne. Il Presidente del Consiglio sarà ovviamente Enrico, sotto la supervisione dello zio; arrivato al Quirinale alla guida di una Fiat Ulysses – correndo così il rischio di restare per strada, ma mandando un segnale inequivocabile a Sergio Marchionne — ne uscirà su una Mercedes blu, benedicendo la folla festante.

Non dovrebbe esserci un vicepremier: in particolare non Angelino Alfano, tanto le borse Enrico se le porta da solo. Con la scusa dei quarantenni si giubileranno in un colpo solo D’Alema, Amato e Monti: e qui il giubilo è tutto nostro. Resta però l’interrogativo su chi andrà agli Esteri; qui su due piedi non ricordo il nome, ma quello che ha gestito la faccenda dei fucilieri con l’India andrebbe benissimo, anche a costo di dover nominare un apposito ministro della Guerra, tanto pure lì c’è già La Russa che scalpita. Sconsigliabile invece Berlusconi all’Economia, si opporrebbe anche il Fondo monetario internazionale, non parliamo poi del Tesoro, potrebbe scappare con la cassa.

Della giustizia non voglio parlare, essendo un giurista; a questo punto, se fosse per me, potrebbero metterci pure la Santanché, ma certo l’età non aiuta, anche se non dovrei dirlo trattandosi di una signora, e in ogni caso sarebbe una ministra riscaldata. Evito pure le facili ironie su Brunetta, altrimenti mi gioco il nobel pure io, e mi concentro, con l’invidia del cinquantenne, sulla folta schiera di quarantenni, di entrambe le parrocchie, che assicureranno l’ormai ineludibile ricambio generazionale. Sulle deputate del Pdl, debuttanti e debuttate, non vorrei dire nulla che fosse sospettabile di sessismo; certo, era ora che Berlusconi rinnovasse il parco dell’Olgettina, ma questo non l’ho detto io, anzi non l’ho neppure pensato, se lo state pensando voi prendetevi le vostre responsabilità.

Concentriamoci, piuttosto, sulle new entry del Pd. Ad esempio, a un Fassina un ministero lo vogliamo negare? Non necessariamente l’economista però, tutti sanno che io faccio il tifo per il cognato, quello che lavora alle Poste e soprattutto non sa chi è Rodotà, un requisito indispensabile per entrare in questo governo. Un altro a cui bisogna trovare assolutamente un posto è Francesco Boccia, uno con un curriculum di tutto rispetto: bocconiano, ovviamente bocciato, con quel cognome, alle primarie per la Regione Puglia, ma soprattutto marito della Di Girolamo, deputata Pdl che di nome fa Nunzia ma che si fa chiamare Babbara perché fa più fine, come la fidanzata di Abatantuono. Volendo, si potrebbe farli ministri tutti e due – Abatantuono no, oggettivamente sarebbe troppo – così potrebbero andare insieme in televisione a raccontare come, volendo, l’inciucio si possa fare anche in famiglia.

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