Quello che sta succedendo in questi giorni mi ricorda una pubblicità che gira sui giornali. É di una catena di negozi di abbigliamento e ritrae un uomo con la barba seduto su una poltrona, ben vestito e appoggiato con il braccio a un pianoforte inserito in una libreria. In basso, su un cuscino, seduta a terra, anzi quasi stesa, una donna anch’essa sorridente e ben vestita. Una scena ovattata che pretende di essere di gran classe ma che praticamente sembra riservare alla donna ritratta il ruolo di un cane ai piedi del suo padrone.
Pubblicità dunque in cui tutti sono alla moda, sorridenti e ben messi, ma che trasmette un messaggio di dipendenza.
Questo è ciò che capita anche nella formazione del governo. Le principali forze politiche debbono collaborare, sono tutti sorridenti e pieni di responsabilità, ma a ben vedere è uno solo che detta le condizioni e svolge un ruolo di supremazia. Nelle sue mani il viatico per il prosieguo dello stesso tentativo di governo. Molte considerazioni possono essere fatte e contraddette ma una non è opinabile.
In un Parlamento privo di un partito con una maggioranza autosufficiente ma con il più esteso fronte antiberlusconiano di sempre alcuni sono riusciti a fare la fine della donna della pubblicità, ad accucciarsi ai piedi di Silvio, che, con posa da statista, guarda all’Italia già pregustando la fresca aria del Colle Quirinale.
La realtà ha però superato la finzione.
Per restare al paragone con le immagini, le comiche di queste ore non trovano infatti corrispondenza con le vignette di questi giorni. Nessuno finora è riuscito nell’impresa di immortalare efficacemente le ridicole peripezie di tanti alle prese con il contrordine compagni. Feroci oppositori passati in un baleno all’ossequio per il loro antico nemico. Figure che a buon diritto possono collocarsi nella migliore tradizione della commedia all’italiana che si agitano altezzose a spiegare che chi non è d’accordo è un irresponsabile. Ed allora, per restare in tema, non resta che parafrasare l’indigeno della Scoperta dell’America di Cesare Pascarella. Interrogato se fosse americano disse: “Che dite? De dove semo? Semo de qui ma come so’ chiamati ‘sti posti noi nu’ lo sapemo”.
Siamo dunque italiani irresponsabili? Come il selvaggio rispondo: Voi che dite?