Graziano Delrio è nell’esecutivo voluto da Enrico Letta. Nominato ministro per gli Affari Regionali, il primo cittadino di Reggio Emilia, a 53 anni varca le soglie dei palazzi romani. Nome corteggiato da molti, sostenitore in prima linea di Matteo Renzi, le quotazione del sindaco erano balzate alle stelle già prima della vittoria di Pier Luigi Bersani alle primarie dell’ottobre 2012. Presidente dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, dal 2011 Delrio si divide tra la sua città e la capitale dove rappresenta tutti i primi cittadini d’Italia. Ora la sua esperienza di amministratore locale dovrà essere messa al servizio di tutto il Paese.
“La scelta di Delrio non deriva dalla sua appartenenza politica, ma dalla stima che è riuscito a ottenere come amministratore locale”, commentano quelli a lui più vicino. Di fatto il sindaco di Reggio Emilia ha un curriculum che mette d’accordo molti, da destra a sinistra. Cattolico, comincia la sua attività politica nel Partito Popolare Italiano, per il quale è eletto nel 2000 consigliere regionale. Un anno dopo aderisce alla Margherita. Nel 2004 e nel 2009 l’elezione al primo turno come sindaco della sua città natale. Nel 2011 l’elezione a capo dell’Anci, arrivata dopo aver sconfitto il candidato sostenuto dalla corrente dalemiana Michele Emiliano, primo cittadino di Bari. A sostenerlo in quella circostanza, un folto gruppo di sindaci di ogni colore politico, compreso il leghista Flavio Tosi. Era l’epoca della prima Leopolda e Delrio cominciava ad avvicinarsi all’area di Matteo Renzi, partecipando alle iniziative del sindaco di Firenze.
Rottamatore della prima ora, intervistato da Radio 24 nel settembre 2012 aveva dichiarato: “Se l’Inghilterra ha fatto a meno di Tony Blair e la Germania ha fatto a meno di Helmut Kohl forse l’Italiapotrebbe fare a meno di D’Alema, no?“. Un giudizio secco per annunciare l’importanza di un ricambio generazionale.
Come Presidente Anci, si è fatto portavoce dei comuni mettendo sul tavolo del governo numerose problematiche degli enti locali in un momento difficile dovuto alla crisi economica. Debiti della pubblica amministrazione e patto di stabilità, alcune delle sue battaglie. Un passato da amministratore e un presente da militante per Matteo Renzi alla scorsa campagna per le primarie. “Sono qui come semplice cittadino e non ho nessuna mira di andare a Roma come ministro o per qualsiasi altro incarico”, non faceva che ripetere il sindaco. Poi il cambio di programma. La stima è incondizionata da tutte le parti politiche, che vedono in lui l’uomo moderato che può mettere d’accordo molti. “Uomini come Delrio”, ha dichiarato lo stesso Renzi in occasione della tappa reggiana del suo tour elettorale, “sono una grande risorsa per il paese”.
La città di Reggio Emilia è così orfana del suo primo cittadino e nelle prossime ore si dovrà decidere se qualcuno prenderà il suo posto, o se manterrà entrambe le cariche. Ad essere più problematico il ruolo di presidente Anci, incompatibile con il nuovo posto di ministro. Nonostante le perplessità dei primi tempi, ora il sindaco sembra ben disposto ad assumersi le nuove responsabilità. Fin dall’inizio si è detto favorevole alla riconferma al colle di Giorgio Napolitano e subito dopo l’elezione scriveva: “Ringrazio il presidente per aver accettato di essere di nuovo il presidente degli Italiani. È stato un grandissimo presidente, super partes e lo sarà ancora. Siamo tutti consapevoli che questa scelta ha comportato per lui un sacrificio. Avevamo bisogno di un presidente autorevole e Napolitano continuerà a garantirci la statura necessaria per affrontare questo complesso momento”.
Già nei giorni scorsi, Delrio nei discorsi pubblici si era detto preoccupato per la situazione generale del paese: “L’Italia è in attesa”, diceva in occasione del 25 aprile, “e soprattutto la povera gente. L’attesa che più ci interessa non è quella delle cancellerie europee, lo diciamo anche oggi: è l’attesa dei disoccupati, dei giovani senza lavoro, delle famiglie che non arrivano a fine mese. A quella dobbiamo dare un nuovo inizio dalle piazze della città italiane. La politica dovrebbe dare risposte. E oggi la politica ha anche il dovere di dare speranza”.