Dura parlare di cibo in tempi dove la fame di altro si fa sentire forte e “insaziata”.
Altro che si fa presente con dolorosa necessità di respirare aria pura.
Puro come un pensiero non privato da etiche condivise e personali morali.
Pensiero ascoltato di altri che risponde ai propri bisogni.
Così il presidente dell’Uruguay ci scalda la tavola, ci porge la sedia, ci indica la poltrona e ci rimbocca le coperte. Ci cucina il suo cibo che è pane saporoso e antico per i nostri denti. Il “vi amo” che strige la gola degli opulenti perdenti, poveri bisognosi del tutto che si trasforma in niente. Viva dunque il Pane inzuppato in un brodo vegetale di prezzemolo, peperoni, rafano grattugiato, sedano, carote, patate, fagiolini, per una zuppiera stracolma di mondiale “generosità”. Servire calda ma non troppo dopo aver frullato il tutto e versato in due strati di buon pane raffermo. Un C d’olio è sia obbligatorio che ben augurante.
Cucina - 27 Aprile 2013
Uruguay, viva il Presidente e la sua zuppa
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