2015. Silvio Berlusconi è il nuovo presidente della Repubblica italiana. Assieme alla first Lady, Francesca Pascale (e una vagonata di calippi) sta prendendo posto negli appartamenti del Quirinale. Soltanto poche settimane fa, l’ex presidente Napolitano è stato raggiunto dal treno di sfiga che un’ampia fetta d’Italia gli ha lanciato nell’aprile 2013.

Come era prevedibile, dopo aver stravinto le politiche del 2014 – favorito dall’autodistruzione del Pd – il partito del Cavaliere ha potuto contare su una larga maggioranza per l’elezione del nuovo capo dello Stato. Fumata bianca subito per Silvio presidente grazie anche al sostegno della Lega Nord, guidata dal neosegretario Renzo “Il Trota”.

Decisiva per il successo alle politiche del Cavaliere si è rivelata ancora una volta la legge elettorale, che il Governissimo di Letta nel suo breve anno di vita non è stato in grado di riformare a causa di una lunga paralisi governativa.

“Ma come ci siamo finiti ad avere un Governo Pd-Pdl?”, domandano alcuni elettori in stato confusionale. La risposta va cercata nell’aprile 2013, quando Bersani, trascurando la volontà del popolo e le leggi della natura, supplicava Napolitano di restare altri sette anni.

“L’elezione di Berlusconi presidente della Repubblica era inevitabile”, dichiara stanco Bersani, impegnato a smacchiare ghepardi dopo aver esaurito i giaguari. Dimenticando quel lontano 22 aprile, quando scelse di spianare la strada a Silvio piuttosto che votare Rodotà insieme a Grillo.

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