“L’Oms ha dichiarato che nel 2020 la depressione sarà la seconda causa di disabilità al mondo dopo le cardiopatie. Come sindaco garante della salute dei cittadini, penso a un assessorato alla qualità della vita. Gli studi del medico di base devono diventare dei veri e propri centri di salute territoriale con la presenza dello psicologo almeno una volta a settimana”. Lo afferma Ignazio Marino, candidato sindaco della Capitale alle prossime elezioni amministrative del 26 e 27 maggio. Marino, oltre che rappresentante del centrosinistra, è professore di chirurgia dei trapianti.

Lei è un medico con un’esperienza internazionale. Come pensa di affrontare la complessa questione della sanità a Roma?
Parlando di una città grande come Roma credo sia mutato il profilo delle malattie e deve mutare di conseguenza anche il modo in cui noi affrontiamo la questione della salute delle persone e della loro qualità di vita. Ecco perché credo che debba esserci un’attenzione agli stili di vita che possono danneggiare la nostra salute. Dobbiamo spostare l’attenzione dalla malattia alla persona. L’amministrazione della sanità deve essere sempre più considerata come un insieme di azioni diverse che non possono più essere limitate alla sola organizzazione del lavoro negli ospedali. Quel modello poteva andare bene nel secolo scorso.

In concreto cosa ha in mente?
Da sindaco istituirò un Assessorato alla qualità della vita, ma voglio anche suggerire alle autorità competenti l’introduzione di nuovi strumenti come lo psicologo di base. Tanti pazienti si rivolgono al medico di famiglia per disturbi legati alla salute mentale (24% circa, tra depressione e disturbi d’ansia). L’Oms dice che la depressione nel 2020 rappresenterà la seconda causa di disabilità nel mondo dopo le cardiopatie; dal 2002 al 2010, è raddoppiata la prescrizione di antidepressivi. Per questo ritengo importante un’integrazione tra medici e psicologi.

Come se la immagina?
In Italia sono già state avviate ricerche in questo senso, come lo studio pilota del gruppo del Prof. Luigi Solano dell’Università La Sapienza che va avanti da 13 anni. La sperimentazione ha dimostrato come questa integrazione produca un risparmio fino al 17% della spesa farmaceutica, che si traduce in cifre superiori ai 50mila euro l’anno per studio medico. I medici di base non hanno una preparazione specialistica per riconoscere e trattare adeguatamente un paziente colpito da depressione o da altre forme di disagio psichico e sociale. Ecco perché diventa importante la figura della presenza dello psicologo nello studio del medico di base almeno una volta alla settimana.

Come la prenderanno i pazienti?
Questa ricerca ha dimostrato non solo l’efficacia ma anche il gradimento della maggior parte dei pazienti. Un dato interessante è che da una parte si è evitato un incremento di richieste ai servizi specialistici, poiché il disagio viene intercettato e gestito per tempo dallo psicologo in sinergia con il medico. Dall’altro canto, liddove è necessario, si facilita invece l’accesso alla psicoterapia evitando che il disagio venga trattato esclusivamente con farmaci che spesso possono non essere la soluzione al problema e fanno aumentare il costo della spesa sanitaria.

Parliamo quindi di migliorare i servizi senza aumentare i costi. E’ davvero possibile?
In Inghilterra tra il 2006 e il 2008 è stata avviata un’integrazione tra servizi sanitari e di psicologia con un finanziamento iniziale di 173 milioni di sterline. La prima relazione, presentata nel 2012, ci racconta che entro il 2016 si determinerà un risparmio di 272 milioni. L’investimento ha fatto sì che si determinasse un miglior utilizzo dei sistemi sanitari da parte dei pazienti grazie alla professionalità e all’indirizzo che ottiene dalla presenza dello psicologo nello studio del medico di base.

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