“Non avevo programmato di essere il primo atleta dichiaratamente omosessuale a giocare in uno dei tre grandi sport di squadra americani. Ma già che lo sono, parliamone…”. Comincia così il lungo articolo, scritto di suo pugno per il numero di Sports Illustrated in edicola il prossimo 6 maggio, con cui Jason Collins, giocatore di basket della NBA, decide di fare coming out. Nato 34 anni fa in California, centro di Stanford nel campionato universitario NCAA e poi di sei squadre tra cui New Jersey Nets e Boston Celtics nei professionisti della NBA, Collins attualmente gioca nei Washington Wizards. E benché il suo contratto scada a fine stagione, è a tutti gli effetti un giocatore ancora in attività: il primo a dichiararsi omosessuale.
“Continuavo a dirmi che il cielo era rosso, ma ho sempre saputo che era blu – scrive Collins nel lungo articolo – nessuno vuole vivere nel terrore, ma io ho sempre avuto paura di dire la cosa sbagliata (…) Serve un enorme quantitativo di energia per difendere un segreto così grande. Ho vissuto a lungo in una bugia, perché ero certo che il mio mondo sarebbe crollato se qualcuno avesse saputo. Eppure, quando ho finalmente capito la mia sessualità, mi sono sentito completo per la prima volta”. Ad aiutarlo, spiega, sono stati una zia giudice a San Francisco e il congressman democratico Joe Kennedy, suo compagno all’Università, dopo che a marzo, quando la Corte Suprema statunitense è stata chiamata a deliberare sui matrimoni gay lui avrebbe voluto dire la sua ma si è sentito impotente.
 
Se l’ex giocatore dell’NBA John Amaechi, che fece coming out nel 2007 dopo essersi ritirato, è diventato icona e attivista gay, Collins spera che la sua uscita serva soprattutto alle giovani generazioni dello sport americano. “Il mio coming out non servirà a cancellare completamente il pregiudizio, ma è un buon punto di partenza – ha scritto – sono felice di poter smettere di nascondermi e concentrarmi sulla mia tredicesima stagione. La prossima stagione avrò gli occhi di molti puntati addosso. Tutto questo mi motiva a lavorare ancora più duro. Il basket professionistico è come una grande famiglia, e in ognuna di esse c’è un fratello, una sorella o un cugino gay. Nella fratellanza Nba tocca a me”. 

Tra le molte reazioni entusiaste al coming out di Collins, da registrare quella di Kobe Bryant, la stella assoluta del basket americano che su Twitter ha scritto: “Sono molto orgoglioso di Collins. Non dovete mai nascondere chi siete per colpa dell’ignoranza degli altri”. Poi è arrivato il plauso del presidente dei Washington Wizards e di altri colleghi. E infine anche l’endorsment dell’ex presidente Bill Clinton: “Conosco Jason dai tempi di Stanford, quando era collega di mia figlia Chelsea. Il suo è un annuncio importante per la storia dello sport e della comunità LGBT”. Più in generale, sulla stampa americana Jack Collins è già stato paragonato da molti a Jackie Robinson, il primo atleta di colore a giocare nel baseball a stelle e strisce, sottolineando l’impatto sociale e politico che possono avere gli sportivi quando fanno la cosa giusta.

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