Conta poco se con due, tre o quattro ruote: perché un mezzo dotato di tetto e di abitacolo protettivo possa sgusciare agilmente nel traffico, occorre che il suo ingombro su strada non sia tanto più largo di un manubrio. Dopo vent’anni di tentativi, due idee ora spianano chiaramente questa strada
La Bmw ci aveva provato più o meno vent’anni fa con un prototipo di cui non si riesce a trovare traccia neppure su Internet. Era una delle prime moto dotate di una carrozzeria che la chiudeva completamente, come in un bozzolo. Il passeggero s’infilava dentro da una portiera, ma poi la guidava come una moto tradizionale, cioè ‘piegando’ nell’affrontare le curve, ma col vantaggio di essere chiuso in un ambiente confortevole e di avere un tetto sulla testa. Peccato che da ferma non rimanesse in equilibrio. E che il conducente non potesse usare le gambe, racchiuse nell’abitacolo. Così, approcciando il semaforo rosso si vedevano spuntare due braccetti dotati di due rotelle, una per lato, come le biciclette dei bambini. Troppo complicato, non se ne fece nulla. La tecnologia di allora non aveva ancora creato gli scooter a tre ruote di oggi. Due ruote davanti e abbastanza vicine da non essere ingombranti, ma distanziate a sufficienza per consentire un buon appoggio una volta in movimento. La capacità di inclinarsi come occorre in curva è affidata a un raffinato sistema di leve in parallelo. La comodità in più rispetto ai mezzi a due ruote è che non si deve mettere giù il piede ai semafori.
Racchiudere tutto in una carrozzeria accogliente e a prova di maltempo e installare magari un climatizzazione contro la calda estate metropolitana è l’idea vincente. Così è nato l’i-ROAD, triciclo concept Toyota dalle dimensioni di uno scooterone di oggi, e carrozzeria della linee giocattolo. E’ lungo 2,35 cm con un passo di 1,70 cm, contiene due persone e, quel che più conta, è largo appena 85 cm, cioè giusto per contenere comodamente il bacino di un uomo e passare fra le auto come una moto di ampia cilindrata. Il mezzo vincente contro la pena del traffico quotidiano è il più stretto possibile per sgusciare via nel traffico bloccato, proteggendo al contempo il conducente da freddo, pioggia e caldo. Un’auto brevilinea (vedi Smart o iQ Toyota) è un palliativo, la si parcheggia con un po’ meno fatica, certo, ma la coda deve sorbirsela come una limousine di 7 metri.
L’i-ROAD ha un gran parabrezza e finestrini laterali anche nella parte bassa dei fianchi, per meglio controllare il grande traffico, che promette di bersi come il caffè ogni mattina. Mosso da due propulsori elettrici collocati tra le due ruote anteriori e regolato da una centralina che calcola la ‘piega ideale’ di queste in base alla velocità e all’angolo di sterzo, ha un’autonomia di 50 km a 30 all’ora di velocità, e richiede tre ore di ricarica per le batterie: più queste evolveranno nei prossimi anni, meno gli servirà per fare un pieno di energia, ovviamente a un decimo della spesa necessaria per rifornirsi di un prodotto derivante dal vecchio petrolio.
A prendere la scia della giapponese, col dichiarato intento di sorpassarla utilizzando soltanto due ruote in posizione motociclistica, ci sta provando seriamente l’americana Lit Motors. Il suo C1 (sigla provvisoria ma lo stesso nome di uno scooter col tetto della BMW che non ebbe il successo sperato), sta in piedi da solo tenuto in equilibrio da due volani controrotanti che hanno un effetto giroscopico. Non è un’invenzione in assoluto: il sistema dei giroscopi è utilizzato ampiamente da anni nella nautica per dare stabilità a certe imbarcazioni eliminando il rollio, cioè le inclinazioni lungo l’asse longitudinale. L’idea è semplicemente quella di applicare il sistema per eliminare il rollio di una moto.
L’effetto è miracoloso: vedere una moto ferma, in perfetto equilibrio su due ruote, perfino uscire in retromarcia da un parcheggio fa un certo effetto. Naturalmente, quando deve affrontare una curva il C1 di San Francisco (qui il quartier generale della Lit aperta due soli anni fa) s’inclina come una moto, gestito da un’efficiente sistema di controllo che può ‘buttarlo giù’ fino a 45 gradi di piega (le moto da Gp arrivano a 55 gradi). Probabilmente basta attenuare elettronicamente l’effetto dei giroscopi, quindi teoricamente è più semplice della tecnologia della doppia ruota.
Chiudere lo scooter equilibrista in una carrozzeria e farlo diventare una moto-auto è stato il passaggio successivo. Lunga 2,90 metri e larga solo un metro, due posti, un volante automobilistico, due motori (elettrici, ci mancherebbe altro), uno per ruota, velocità dichiarata di 190 km/h e, attenzione, sino a 300 ipotetici chilometri di autonomia. Sembrano promesse fantasiose, ma sul sito internet dell’azienda gira un video straordinario. E gli ingegneri californiani sono convinti di poter sbaragliare tutti gli avversari.