La primavera è tradizionalmente il momento dell’anno in cui si pensa di cambiare l’auto. Marca da scegliere, tipologia, modello, famiglie in subbuglio nel classico dibattito interno. Ma da qualche tempo, per effetto della crisi economica, si è inserito forzatamente un elemento in più nella discussione: che tipo di alimentazione scegliere. La vecchia benzina? Oggi ha qualche chance in più, considerato che la ricetta del cosiddetto downsizing consente di avere motori sempre più piccoli (per esempio i miracolosi tre cilindri di ultima generazione), con prestazioni di tutto rispetto e bassi consumi impensabili fino a qualche anno fa. Il solito diesel? Scelta rassicurante: è arrivato praticamente alla sua massima evoluzione, è sicuro, affidabile, tutto sommato parco e facilmente rivendibile a fine carriera.

Ma si può fare di meglio, sia dal punto di vista dell’inquinamento, sia per quanto riguarda il risparmio. Il range di alternative oggi è sempre più ampio. Il gas, per cominciare, gpl o metano che sia. Poi l’elettrico, ibrido o totale. Si potrebbe aggiungere anche l’idrogeno, che sta riprendendo quota. Fino a ieri erano interrogativi che coinvolgevano una parte minore degli automobilisti, quella più attenta alle innovazioni e sensibile all’ambiente. Oggi, però, quelle stesse domande travolgono la massa, da una parte costretta a far attenzione ai costi d’uso di un prodotto, l’auto, che sta diventando un bene di lusso, dall’altra attratta dagli incentivi che si possono sfruttare in questo periodo. Si tratta dell’anticipo di 40 milioni stanziati dallo Stato per invogliare all’acquisto di auto ecologiche (già bruciati dallo scorso mese di marzo e diventati operativi da aprile) e degli incentivi ‘privati’ messi in campo dalle case automobilistiche per tamponare in qualche modo  il crollo delle vendite.

Fino a una decina di anni fa il dilemma era solo uno: benzina o diesel? Nel 2003, esattamente nel mese di settembre avvenne lo storico sorpasso: anche in Italia, come succedeva da tempo nel resto d’Europa, si vendettero più auto a gasolio di quelle alimentate a benzina super e da allora la scelta, per chi considera il fattore economico, è stata obbligatoria. Oggi con il prezzo del gasolio che ha raggiunto (a volte superato) quello della benzina, e il citato downsizing, i vantaggi si sono ridotti. E così le soluzioni alternative sono necessariamente passate ai gas per autotrazione con un altro dilemma: meglio il gpl o il metano? Fino a ieri non c’erano dubbi: vinceva il primo per via di una serie di vantaggi, come una rete di distributori diffusa in tutto il territorio e nei Paesi vicini, rapidità di rifornimento, prezzo alla pompa. Il metano negli ultimi anni è diventato un concorrente sempre più credibile, tanto che le auto circolanti in Italia con questo tipo di alimentazione sono circa 700mila, e le auto con le bombole sul tetto sono solo un ricordo degli Anni ’80, i distributori hanno superato quota mille e a Bolzano è stato inaugurato perfino il primo self service (anche se siamo ancora lontani dalla Germania dove i 913 distributori sono tutti fai da te). E se fino a qualche tempo fa i motori a benzina adattati a Gpl o metano successivamente con impianti after market mostravano criticità e richiedevano una manutenzione più attenta, oggi le case automobilistiche producono propulsori che bene tollerano le diverse alimentazioni.

La scelta è economica e, se si vuole, etica. Il Gpl è, come dice la sigla, ‘gas di petrolio liquefatto‘: deriva dalla lavorazione del petrolio greggio e quindi non ci libera dalla schiavitù e dalle oscillazioni di mercato dell’oro nero. Meglio il metano, quindi, che è un gas naturale che si estrae anche nel nostro Paese (per il 10-15% del nostro fabbisogno, il resto viene dal Maghreb e dall’ex Unione sovietica), non ha bisogno di grandi lavorazioni e quindi più ecologico. Dal punto di vista del risparmio, gpl e metano costano la metà dei carburanti tradizionali, ma le auto consumano di più (circa il 20%) e rendono di meno, quindi bisogna usare di più l’acceleratore, così il risparmio reale si attesta intorno al 30%. Con qualche punto di vantaggio per il metano, che però comporta qualche problema di gestione in più, un tempo un po’ più lungo nel rifornimento, scarsa diffusione di distributori in certi Paesi, come la Francia, dove sono solo 40 in tutto il suo territorio. Se si abita in Sardegna, poi, il no al metano è obbligatorio visto che sull’isola non ci sono distributori, se si è valdostani è una scelta a rischio avendo la regione solo un distributore.

La soluzione ideale potrebbe essere l’auto elettrica. Magari totalmente elettrica, libera dalla schiavitù del petrolio, ricaricabile in casa con costi di esercizio trascurabili o addirittura gratuitamente se si produce corrente elettrica autonomamente con i pannelli fotovoltaici. In Italia nel 2012 sono state immatricolati 520 veicoli 100% elettrici (con un incremento del 71% rispetto all’anno precedente) e 8.774 auto ibride (con incremento del 30% circa). I problemi dell’elettrico sono noti: costi esorbitanti al momento dell’acquisto, scarsa diffusione delle colonnine di ricarica, tempi lunghissimi per fare il pieno. Mentre la tecnologia moderna sta risolvendo questi ultimi problemi, per il momento gestire un’auto elettrica è un po’ come gestire un telefono cellulare di altri tempi. Ricordate quando ci voleva una notte per ricaricarlo e poche ore per ritrovarsi la batteria a terra? Problemi oggi risolti per il telefonino e parzialmente anche per l’auto: i sistemi di carica rapida sono una realtà e l’autonomia sempre più lunga. Ma è il mercato che comanda: quando la diffusione dell’elettrico sarà maggiore, si abbasseranno i costi e le Case investiranno di più sulla ricerca. Sono recenti le parole di Marchionne che considera un suicidio imprenditoriale la realizzazione oggi di una Fiat 500 da vendere a 31mila euro. Però la Nissan Leaf, auto media da famiglia, 100% elettrica che costa la bellezza di 39mila euro è già diffusa nel mondo in più di 50mila esemplari, ma un pieno da 150 km costa solo due euro. Da far concorrenza alla straordinaria Volskwagen XL1, auto prototipo capace di percorre cento chilometri con un litro (teorico) di gasolio, ma con una tecnologia e materiali da navicella spaziale.

Modificato da Redazione Web alle 19.30 del 30 aprile 2013

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