Da due giorni gli aderenti al sindacato Si.Cobas fermano i tir in entrata e uscita dalla centrale del latte bolognese: "Causa crisi buste paga da galera, ma lo stabilimento è in salute. Questo è sfruttamento del lavoro". L'azienda: "Anche noi parte lesa, colpa della cooperativa che li ha assunti"
Dopo Coop Centrale Adriatica tocca alla Granarolo di Cadriano, alle porte di Bologna. I facchini del sindacato Si Cobas hanno bloccato per due giorni di fila il magazzino e l’entrata e l’uscita dei tir, e dichiarano di volere continuare la protesta “ad oltranza”. Motivo del picchetto la detrazione del 35% del salario dalle buste paga “causa crisi”, e stipendi che i delegati dei Si Cobas non esistano a definire “da fame”. “Quaranta ore settimanali per 700 euro”, denunciano alcuni lavoratori intervistati dal sito Infoaut. A portare avanti la protesta circa settanta facchini, supportati da tesserati Si Cobas arrivati da tutte le aziende della logistica bolognese, Sda in testa. Uno schema classico per il sindacato di base e già visto all’opera nello scontro contro Coop Centrale Adriatica e il magazzino di Ikea a Piacenza.
Granarolo precisa di considerarsi “parte lesa” e che i lavoratori non sono dipendenti diretti ma assunti dal consorzio Sgb, che si occupa della gestione del magazzino aziendale.”I facchini che protestano sono della cooperativa Sgb e l’unico modo che hanno di farsi ascoltare dai media è quello di bloccare i camion di una grande azienda come Granarolo – recita una nota dell’ufficio stampa aziendale – Granarolo paga regolarmente Ctl (cooperativa trasporto latte) che a sua volta paga regolarmente e in maniera congrua il Consorzio Sgb per il quale i facchini lavorano, controllandone anche la regolarità contributiva. La vertenza è tutta interna a Sgb dato che i Cobas rifiutano il piano di gestione della crisi deliberato dalla cooperativa stessa. Dopo la precedente agitazione era stato raggiunto un accordo di massima tra le parti ma a quanto pare è stato successivamente rigettato dalla parte sindacale. La vertenza è seguita direttamente anche dal settore logistica e trasporti di Legacoop Bologna”. I Si Cobas chiedono il rientro dello stato di crisi e il rispetto del contratto nazionale, e puntano il dito contro “la giungla di appalti e subappalti della logistica”.
Fulvio Di Giorgio dei Si Cobas usa parola pesantissime: “Noi continuiamo con il blocco. Le buste paga dei facchini sono da galera, per noi si tratta di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Granarolo è un’azienda in salute, ci deve ancora spiegare perché nello stesso magazzino, facendo la stessa cosa, lavorano tre cooperative differenti senza nessuna autonomia organizzativa. Adesso Sgb dice di essere in crisi. Se non paga dovrà pagare chi sta in cima all’appalto, e cioè risalendo la catena del caporalato la committente Granarolo”.