L’interesse che si ha nei confronti degli uomini autori di comportamenti violenti va crescendo. Le cronache riportano, quasi a giorni alterni, storie di violenza in cui delle donne sono rimaste vittima dell’aggressività dei loro compagni o ex-compagni. I media cavalcano l’argomento, a volte, per sincero interesse, spesso perché è un argomento “di moda”.

Fanno piacere e vanno segnalate iniziative che sembrano invece muoversi su binari diversi dal solito e che si approcciano all’argomento con modalità alternative. Sembra essere il caso di “Besame Mucho- a journey into the mind of abusers” un documentario, in procinto di essere realizzato, che parlerà di violenza di genere incentrandosi sulla figura dell’abuser (l’italiano “maltrattante” per intenderci) per capirne i processi mentali.

Leggendo la progettazione dell’opera si ha l’impressione di trovarsi di fronte ad un modo di parlare della violenza di genere originale e ben pensato. Non condivido la definizione di violenza come un qualcosa di patologico che, all’interno della presentazione di questo lavoro, viene data e, forte della mia esperienza clinica e delle idee espresse su questo blog, non posso che sottolineare questo aspetto prendendone le distanze, ma tutto il resto sembra davvero concentrarsi su argomentazioni rilevanti.

Le interviste annunciate sono interessanti, prima tra tutte spicca quella di Noam Chomsky, linguista e teorico della comunicazione statunitense che cercherà di decostruire il concetto di abuso verbale evidenziando come anche la semplice parola possa assumere il ruolo di una vera e propria arma. Parlerà lo storico gruppo femminista di Boston, attivo sulle questioni di genere dagli anni 70, cercando di capire se e cosa non ha funzionato. Interverranno il dipartimento degli studi di genere di Berkeley e associazioni e gruppi di uomini che si occupano della identità maschile ed è nelle intenzioni anche di intervistare lo staff di Joe Biden  che si è occupato della legislazione in tema di violenza domestica scrivendo il Violence Against Woman Act.

E poi parleranno  gli “abuser” , uomini che hanno intrapreso un percorso terapeutico che li ha aiutati a prendere consapevolezza dei danni del comportamento violento rendendo loro possibile un cambiamento.

L’obiettivo è comprendere maggiormente la cause di un fenomeno che è interculturale e trasversale per fare dei passi avanti necessari per il suo contrasto.

Il progetto è nato in rete dalla conoscenza tra la giornalista e documentarista Marina Catucci  e l’esperto informatico Roberto Vincitore ed è finanziato dalla rete in modo che i due autori possano godere di una piena libertà di movimento e di indipendenza nella progettazione e nell’attuazione del documentario.

Sul sito tutte le indicazioni necessarie per approfondire e, volendolo, dare una mano concreta.

Ho parlato pochi giorni fa con Marina Catucci e ne ho sentito l’entusiasmo condividendo molte linee di fondo.

Besame Mucho sarà completamente incentrato sulla realtà americana, sarà utile e proficuo fare un inevitabile raffronto con la nostra realtà. E’ vero che il fenomeno della violenza di genere è internazionale, ma sappiamo bene anche come l’Italia sia ben lontano dal mettere in campo mezzi e risorse per una sua efficace risoluzione. 

di Mario De Maglie        

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Lividi sotto l’hijab: prima campagna saudita contro la violenza sulle donne

next
Articolo Successivo

Libertà di informazione, gli insulti a Laura Boldrini non sono opinioni

next