“Ho fatto tutto da solo”, poi le lacrime. A parlare è Giovanni Vantaggiato, imputato per la strage davanti alla scuola Morvillo- Falcone di Brindisi del 19 maggio del 2012, in cui l’esplosione di tre ordigni causò la morte di una studentessa sedicenne. L’uomo, reo confesso, ha risposto alle domande dei pubblici ministeri Guglielmo Cataldi e Cataldo Motta rivelando la dinamica dell’attentato, ricostruendo la trama del suo gesto e specificando la mancanza di “intenzione” nell’uccisione dell’adolescente.
“Verso l’una e mezza ho collocato la bomba vicino alla scuola – ha spiegato – non perché volevo fare del male, ma per dare una dimostrazione. Non mi sono accorto che c’erano le ragazze, avrei potuto farlo quando c’era quel signore che ha aperto il cofano”, ha detto Vantaggiato, riferendosi al bidello della scuola. Nessun aiuto, dunque. Neanche nella preparazione degli esplosivi, per la quale Vantaggiato ha consultato “l’enciclopedia, alla voce ‘N’, nitrati, a pagina 72″.
L’obiettivo non era nemmeno la scuola, ma il tribunale. “Non era possibile, c’erano troppe telecamere”. Incalzato dalle domande del pm, Vantaggiato ha inoltre specificato: “Volevo farlo di giorno in senso dimostrativo non volevo fare del male alle persone”. Poi la richiesta di perdono ai genitori di Melissa Bassi. “Mi dispiace tanto, io chiedo perdono alla famiglia Bassi. Ho due figlie – ha aggiunto – non avevo pensato di fare del male, lo giuro. Se avessi voluto fare del male, avrei fatto molto male”. Ma alle sue scuse il padre della giovane rimasta uccisa ha sbattuto il pugno sul tavolo.
Vantaggiato ha detto poi di non aver confessato subito per paura e di aver acquistato in tutto quattro telecomandi: due sono andati in corto circuito, uno è stato usato per una prova in campagna e l’ultimo utilizzato per la strage. Presenti in aula anche tre ragazze ferite nell’attentato: Selena Greco, Azzurra Camarda e Anna Canoci, che hanno scosso più volte il capo alle risposte dell’attentatore.