Ancora una protesta all'alba contro i provvedimenti di Astercoop. Coinvolti lavoratori stranieri accusati di avere creato "disordini e dissidi all'interno del magazzino". Uno degli accusati nei giorni incriminati era in malattia: "Lo fanno perchè siamo iscritti ai Sì.Cobas"
Tornano i blocchi di fronte al magazzino di Coop Centrale Adriatica. Un centinaio di facchini si sta astenendo dal lavoro, e dall’alba blocca l’entrata e l’uscita delle merci. La protesta nasce dalla decisione di Astercoop, la coop che gestisce il magazzino di Centrale Adriatica, di sospendere 16 facchini. Contestazioni disciplinari per Astercoop, motivi politici per i Si Cobas che da mesi guidano la protesta all’interno del magazzino che rifornisce di merci tutte le Coop del bolognese.
I sindacalisti chiedono il ritiro di tutte le contestazioni, e in particolare puntano il dito contro due casi. Quello di Norezine Rachid ad esempio, sospeso per aver creato “disordini e dissidi” all’interno del magazzino. Nel dettaglio a Rachid si contestano per il 3 aprile (la formula testuale è la seguente: “In data 3 aprile siamo venuti a conoscenza di”) una serie di insulti ai colleghi, per il 5 il rallentamento del lavoro. Ma lui in quei giorni non c’era, essendo in malattia dal 23 di marzo. A suo favore esibisce i certificati medici e la ricevuta della visita di controllo. “Sono tornato il 16 aprile in azienda e il giorno stesso mi hanno consegnato la lettera di sospensione – spiega Norezine – La verità è che non gli piaccio perché ho la tessera dei Si Cobas”.
Altro caso quello di Ghabi Fahmi, che il 19 aprile ha ricevuto la seguente lettera da Astercoop: “In data odierna Centrale Adriatica, committente e proprietaria del magazzino di Anzola, giunta a conoscenza della sua iscrizioni sul registro degli indagati (e di cui ci ha dato la notizia) per i reati di cui agli artt. 624 e 625 e 110 c.p ci ha richiesto, anche sulla base della clausola di mancato gradimento del contratto di servizi logistici, il suo allontamento dal magazzino di Anzola”. Ghabi è stato sospeso dal lavoro e contesta la comunicazione: “Com’è possibile che sappiano della mia iscrizione nel registro degli indagati quando non ne sono a conoscenza nemmeno io? Così, senza prove, stanno unicamente infangando la mia onorabilità”. “È stata una scelta giusta anche se non fatta a cuor leggero – ha commentato il presidente di Aster Coop Livio Nanino in una nota – tutti devono rispettare le regole come fa ogni giorno la stragrande maggioranza dei nostri soci-lavoratori. Su questi argomenti non si possono fare eccezioni, ora e per il futuro. Ribadiamo: non era possibile tollerare oltre atti e comportamenti illeciti”.
Al di là delle contestazione specifiche le sospensioni sono il segnale di come ormai nel magazzino di Centrale Adriatica la conflittualità sia altissima e probabilmente fuori controllo. I facchini lavorano “in sicurezza”, cioè a ritmi più bassi di quelli richiesti da Astercoop, e dalle frammentarie informazioni che arrivano dall’interno del magazzino in azienda sarebbe in corso una sorta di faida tra i tesserati Ugl (una ventina) e quelli Si Cobas (circa 120 su 170 lavoratori). Da un mese le buste paga dei lavoratori Astercoop iscritti al sindacato di base riportano la relativa trattenuta sindacale, ma formalmente l’azienda rifiuta di riconoscere la legittimità dei Si Cobas. “Non hanno firmato il contratto nazionale, quindi non possiamo riconoscerli”, ha detto il presidente di Astercoop Livio Nanino. “Quello che sta succedendo è chiaro – spiega Aldo Milani dei Si Cobas – Non vogliono riconoscerci, ci vedono come un elemento di disturbo e per fermarci la mettono sul piano dell’ordine pubblico e della criminalizzazione dei nostri tesserati. Oltre alle sospensioni non hanno rinnovato il contratto a due tempi determinati, entrambi attivisti del nostro sindacato. Continueremo con la protesta. In questo momento a Bologna non c’è solo il blocco di Anzola. Granarolo continua ad essere paralizzata da tre giorni”.
Non è la prima volta che Astercoop invia provvedimenti disciplinari ai facchini del magazzino di Anzola. A febbraio c’erano state tre esclusioni di soci – in pratica licenziamenti. Provvedimenti poi poi ritirati. “Un gesto distensivo”, hanno spiegato successivamente i dirigenti della cooperativa.