Tra i 27 paesi membri della Commissione Europea che si sono espressi per il divieto dei neocotinoidi, ovvero gli insetticidi accusati di essere tra le principali cause della scomparsa delle api, l’Italia nel dubbio ha votato contro, per cui continueremo ad usare i neocotinoidi. Qui si aprono opinioni contrastanti, bisogna drizzare le orecchie perché la questione non è semplice.

Il 16 gennaio di quest’anno l’Efesa, l’autorità europea per la sicurezza alimentare, lanciava un allarme sullo stretto legame, tra la riduzione della popolazione delle api, dal 5% al 30% in soli 15 anni, legata all’uso dei neocotinoidi. Agrofarma associazione nazionale imprese agrofarmaci, nel suo recente  comunicato stampa del 22 aprile ha affermato che deve essere fatta una valutazione oggettiva con dati scientifici.

Infatti secondo l’associazione legata a Federchimica i neocotinoidi non sono responsabili della scomparsa delle api: “non esistono ad oggi evidenze scientifiche che dimostrino un nesso di causa effetto tra l’impiego dei suddetti agrofamaci e lo spopolamento degli alveari”. Come spiega l’associazione, limitare l’utilizzo di determinati agrofarmaci come i neocotinoidi potrebbe portare alla riduzione della produzione, visti i danni alle coltivazioni di mais da parte dei parassiti, secondo cui si stima una perdita del  19% negli ultimi 5 anni, con un danno economico che oscilla tra i 150 e i 200 milioni di euro. Cito quanto affermato dall’associazione: L’adozione di una limitazione europea comporterebbe un drastico aumento delle importazioni di mais di origine extra Ue a discapito dell’intera economia europea, nonché determinerebbe nel breve periodo a livello nazionale un forte impatto negativo sul bilancio delle aziende produttrici di mais in termini di aumenti dei costi di coltivazione.”

L’opinione più diffusa sulla vicenda rimane una inadeguatezza da parte della normativa europea perché realizza test solo sulle api allevate e non su quelle selvatiche e insetti affini anch’essi di fondamentale importanza. Aggiungiamo poi altri allarmi (ma ne potremmo citare a centinaia) come quello lanciato ad esempio da l’American Bird Conservation (ABC)  secondo la quale invece, ci sarebbero degli effetti negativi anche su invertebrati acquatici a discapito della sopravvivenza degli uccelli e del loro ecosistema.

Inoltre a questa considerazione si aggiunge la paura che la sospensione dell’uso dei neocotinoidi, nei paesi che hanno votato contro la loro diffusione, si possa arrivare all’uso di altri pesticidi ancora più dannosi dei primi.

Ho provato a raccontare le varie cause che sono state nel tempo indicate all’origine della scomparsa delle api nel libro “Il libro nero dell’agricoltura”, dove gli attori cambiano di volta in volta: i virus, le onde elettromagnetiche, l’inquinamento e altro ancora.

Forse alle radici del problema non è necessario solo indicare il colpevole, ma dobbiamo cominciare ad indagare i limiti che l’uomo ha verso la natura e partire da un altro punto di vista. Non dobbiamo pensare di controllare ogni causa effetto, ma cominciare a pensare di esserne parte e comprendere la complessità dei sistemi. Dobbiamo cambiare modo di guardare la natura e cominciare ad accettare i nostri limiti. Un tempo era il DDT, oggi i neocotinoidi, domani?

C’è bisogno di coltivare il cibo cogliendo l’opportunità dei meccanismi della natura, imparando ad imitarla piuttosto che controllarla con pochi ingredienti.

 

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