Più di mille persone ieri sera a Monza per seguire il "dissidente" del partito democratico e pensare ad un progetto alternativo all'inciucio con il Popolo della Libertà. E il partito manda una lettera per scusarsi con gli elettori
Se qualcuno chiede già di espellerlo dal partito, la base, almeno a Monza, nella sua città, non ha dubbi: sta con Pippo Civati e con la sua scelta di dire no all’inciucio con il Pdl. Qualcuno ha pure lanciato l’idea: «Facciamo una corrente Monza per farci sentire dalla direzione nazionale del Pd». Pippo Civati, il giovane parlamentare democratico dissidente che non ha votato la fiducia al governo Letta, ha trovato sostegno ieri sera dagli iscritti brianzoli del Partito democratico che ha incontrato assieme ai colleghi Lucrezia Ricchiuti, Alessia Mosca e Roberto Rampi.
Civati è stato investito praticamente da un’ovazione per la sua scelta dissidente di non votare la fiducia (anche se c’è stato chi l’ha criticato beccandosi i fischi della folla). Tantissimi, arrabbiati e decisi a farsi ascoltare, gli elettori brianzoli del Pd (non proprio una terra di sinistra, anzi roccaforte del Cavaliere) hanno invaso una saletta dell’Urban center di Monza che è risultata subito troppo piccola per contenerli tutti, tanto da dover spostare il migliaio di partecipanti in un teatro. Gridavano «Dovevate tornare al voto», si contraddicevano, criticavano e applaudivano. Volevano parlare con Civati, capire cosa fosse successo, gridare la loro rabbia per un governissimo che non volevano.
A dare manforte all’ex rottamatore, anche la senatrice Lucrezia Ricchiuti che come il collega si è rifiutata di votare l’accordo con il Pdl. Il perché l’ha spiegato subito, guadagnandosi un lungo applauso: «Vengo da Desio dove l’amministrazione di centrodestra era stata sciolta per le infiltrazioni della ’ndrangheta, per la mia storia personale non avrei mai potuto votare a favore di un governo con il Pdl – ha spiegato – ho appreso con rammarico che nel discorso di Enrico Letta non si sia fatta menzione della lotta alla mafia, che invece è un problema non solo di legalità ma anche economico dato che la corruzione costa 60 miliardi l’anno».
L’incontro è stato organizzato dal segretario cittadino del Pd di Monza Alessandro Mitola, qui i vertici e la base sembrano una cosa sola: Mitola ha scritto una lunga lettera agli elettori chiedendo scusa a nome del partito per quello che è successo, criticando duramente il segretario regionale democratico (ora sottosegretario) Maurizio Martina e i vertici nazionali del partito e poi ha convocato i parlamentari. Civati ha ribadito che la scelta del governo Letta gli è stata presentata come cosa fatta, che non c’è stata discussione «anche se fino a poco prima mi arrivavano i messaggini rassicuranti che non ci sarebbe stato il governissimo».
L’assessore della di Monza Claudio Colombo è stato ancora più duro, ha minacciato di lasciare il partito: «Gli elettori hanno avuto fin troppa pazienza, il fenomeno Grillo l’abbiamo creato noi con i nostri errori, l’inciucio che c’è oggi è lo stesso nato nel novembre 2011 che continua a ruotare attorno a Cl e a Silvio Berlusconi». Civati li ha dovuti invitare alla calma, ha raccontato di aver incontrato Stefano Rodotà, ha promesso un continuo impegno istituzionale e poi ha avvertito: «Ho già una proposta in mente». Una 24enne allora è salita sul palco: «Non avrei più votato Pd per la delusione, ma adesso ho scelto di fare la tessera per sostenere la battaglia di Civati».