Politica

Convenzione, Fassina: “No a Berlusconi presidente”. Ma il Pdl non molla

Il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri: "Al leader Pdl va riconosciuto il merito politico di saper rappresentare milioni di italiani". E Cicchitto ribadisce: "La presidenza deve essere attribuita a un'autorevole personalità del centrodestra"

Convenzione sulle riforme, scoppia il caso Berlusconi. ”Dobbiamo trovare una figura in grado di dare garanzie a tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento. Temo che il senatore Berlusconi non sia tra queste”, dice al Tg3 Stefano Fassina, viceministro all’Economia, a proposito della candidatura del leader del Pdl a guidare l’organismo. Bocciata peraltro anche da Matteo Renzi. “Ora non esageriamo, un conto è fare un governo con il Pdl perché non ci sono alternative, altro è dare la Convenzione a Berlusconi”, aveva detto il sindaco di Firenze parlando con i suoi parlamentari. “Se serve lo dirò: non è che possiamo arrivare a trasformarlo in un padre costituente”. Un’ipotesi che, spiega in serata al Festival della tv e dei nuovi media, è “inaudita”.

Nessun veto, invece, insistono sul fronte del centrodestra. ”A Silvio Berlusconi va riconosciuto il merito politico di saper rappresentare milioni di italiani”, dichiara il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri. “L’esperienza alla guida della Nazione e nel consenso internazionale sono garanzia per poterlo indicare alla presidenza della convenzione per le riforme. Il Pd sbaglia a porre pregiudiziali. Proseguiamo piuttosto con spirito collaborativo e andiamo al merito delle questioni”. Stessa posizione anche per il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi secondo cui ”riguardo alla commissione per le riforme tutto si può discutere, ma nessuno ha il diritto di porre veti o pregiudiziali sulle persone, tanto meno su chi ha reso possibile la nascita di questo governo come del resto di quello precedente”. Un’eventuale bocciatura del Cavaliere sarebbe “inaccettabile” anche per la senatrice Elisabetta Alberti Casellati convinta che sia “ora di porre fine a diktat che rischiano di far naufragare un paziente lavoro di tessitura fra i partiti”. 

Sulla questione interviene pure Fabrizio Cicchitto che spiega di non condividere “alcune osservazioni del presidente Violante sulla Convenzione” perché “per essere politicamente incisiva e significativa deve essere composta in larga parte da parlamentari, altrimenti rischia di risolversi in un esercizio accademico”. Violante, in un’intervista al Messaggero, aveva infatti ricordato la necessità che i parlamentari rimanessero fuori dall’organismo. Cicchitto ha aggiunto inoltre che “la presidenza della Convenzione deve essere attribuita a un’autorevole personalità del centrodestra anche perché tutte le cariche di rilievo politico istituzionale sono state ricoperte da esponenti della sinistra e addirittura, per quello che riguarda la presidenza della Camera, da un esponente della formazione di sinistra”. Scende in campo in difesa del Cavaliere anche Barbara Saltamartini del Pdl. “Il Pd e tutti i suoi esponenti non dimentichino mai che hanno vinto le elezioni politiche con un vantaggio di poche migliaia di voti sul Pdl, che non gli consente di guidare il Paese da soli”, ha dichiarato. “Continuare ogni giorno a porre veti su qualsiasi questione non contribuisce al clima di dialogo che quantomeno dovrebbe esserci a poche ore dalla costituzione di un governo di larghe intese che si appresta ad avviare un percorso difficilissimo”.