Quando Jorge Bergoglio e Joseph Ratzinger si incontrarono a Castel Gandolfo, immagini da fantascienza, in riunione, al Fatto, si pensava a un titolo corretto e anche un po’ di analisi. E fu: “Se due Papi possono bastare”. Forse quel titolo non è sbagliato. Seppur discreto, quasi trasparente, la presenza del Papa emerito sarà un ostacolo, soprattutto mediatico.
I due si vedranno a cena? Chi ospita chi e, soprattutto, chi porta le pastarelle? Bergoglio vorrà consultarsi con il predecessore o Ratzinger vorrà consigliare il successore? Potranno celebrare messa insieme oppure Ratzinger andrà in piazza San Pietro fra i fedeli? I porporati e i sacerdoti vorranno un colloquio con il Papa in carica o con il Papa emerito?
Ratzinger potrà mai scomparire dal mondo – come disse – e inghiottire tutta la sua sapienza intellettuale senza donarne un pezzo a ciascuno?
Il Vaticano fonda il potere economico e spirituale su due concetti semplici: uomini soli al comando senza figli per non condividere onori e oneri e nemmeno l’eredità e le responsabilità. Due Papi in Vaticano: non solo può sembrare bizzarre, ma può segnare – in negativo o in positivo, chissà – il pontificato di Francesco.
Per i gusti di giornali e televisioni, non c’è partita: l’argentino è molto più spendibile del tedesco, che in pensione sembra ritrovare un soffio di reattività fisica perché quella mentale, pare, non l’abbia mai abbandonata.
Due Papi in Vaticano, ancora, sembrano un’incredibile novità in un Chiesa che, almeno sino a ieri, si fa governare dal cardinale Tarcisio Bertone. Il simbolo di quel potere che nemmeno in coppia, gli eredi di San Pietro, possono scalfire.