Così, curiosando tra gli espositori della Cascina Cuccagna ho conosciuto Katia (Bocchi) e Marco (Granula) e le loro creazioni: gioielli, orologi e piccoli complementi d’arredo realizzati con i pezzi delle tastiere dismesse dei computer Apple e con i Lego usati. Tasti del computer e mattoncini per le costruzioni, due mondi paralleli, forse simili solo nelle dimensioni: questi materiali, nelle mani dei due artisti/artigiani, sono diventati altro, gioielli da indossare e accessori da regalare alla nostra casa. Lo studio bolognese di Katia e Marco si chiama Vicolopagliacorta ed è aperto, su appuntamento, per chiunque abbia voglia di curiosare.
Poi mi sono apparsi, come in una fiaba, degli gnomi di tutti i colori, appoggiati con disinvoltura su alcune mensole, tra un oggetto “serio” e l’altro, o infilati nella terra dei vasi di fiori. Da dove spuntano questi buffi personaggi? E mi hanno raccontato la storia di Animedagiardino, ovvero di una collezione (anzi una community) di nanetti di tanti colori e dai nomi diversi. Nanetti, quindi per definizione oggetti kitsch, giocosi, inutili, portafortuna, da compagnia – si possono definire come si vuole – ma la parte interessante è la loro origine: sostenibile e sensibile. L’idea della designer Sara Pallavicini è stata quella di riutilizzare gli scarti di lavorazione e i fondi di magazzino di un’azienda che produce plexiglass.
Con i gioielli di Lego e i nani in plexiglass certo non si intende salvare il mondo, ma solo renderlo un pochino più sorridente.