Politica

L’agenda Rodotà e la rivoluzione della dignità

Rari nantes c’è scritto giustamente in un bel disegno blu posto sul palco.

Dopo il naufragio, sul palco dell’incontro “La rivoluzione della dignità. left incontra Stefano Rodotà” , il 2 maggio al teatro Eliseo, ci sono quelli definiti da Left “i principali protagonisti di quella che poteva essere una rivoluzione della dignità attorno alla figura di Stefano Rodotà”. Coordinati da Maurizio Torrealta, direttore del settimanale, intervengono Stefano Rodotà, Sandra Bonsanti, Pippo Civati, Gherardo Colombo, Sergio Cofferati, Vito Crimi, Antonio Di Luca, Beppe Giulietti, Antonio Ingroia, Gennaro Migliore, Adriano Prosperi, Andrea Ranieri, Francesca Redavid, Marco Revelli, Walter Tocci, Gustavo Zagrebelsky.

Secondo Rodotà nella Costituzione ci sarebbero tutti gli ingredienti necessari per un buon governo e soprattutto, per la dignità degli esseri umani. Ci sarebbero persino i doveri dello Stato laddove è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli al raggiungimento dei diritti che vi sono enunciati. Ci sarebbe, garantita dall’art. 36, la ricerca di un’esistenza libera e dignitosa.

Non c’è bisogno di una Convenzione per le riforme istituzionali. Quest’ultima sarebbe un attacco alla Costituzione; vanno rimessi invece al centro dell’attenzione il Parlamento e la democrazia rappresentativa, la quale dovrebbe ricostruire un filo che la collega alla società civile.

Nei movimenti per i diritti, nelle mobilitazioni per i referendum, la Costituzione ha, secondo Rodotà “ritrovato il suo popolo”, un popolo che respinge la logica del profitto. “La nostra Repubblica è fondata sul lavoro e non sul censo o sul privilegio.”

La distinzione tra destra e sinistra sarebbe secondo Rodotà ancora valida perché “bisogna reagire alla cancellazione dei principi e dei valori riferimento”, valori accomunati nella sinistra – in linea con l’ancora valido saggio di Norberto Bobbio – in quello dell’uguaglianza. Uguaglianza nella valorizzazione delle differenze.

Prende forma insomma durante l’incontro, quella che viene definita da GiuliettiAgenda Rodotà”: “amore per la Costituzione, compreso l’articolo 11, il no agli F35, i beni comuni, il contrasto ad ogni forma di esclusione sociale, il rispetto delle minoranze, l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l’accesso universale alla rete, il reintegro dei diritti violati, la libertà di informazione, l’autonomia della giustizia, l’esaltazione della formazione pubblica, il rispetto della laicità dello stato.” Il valore della laicità viene poi ribadito con forza dallo stesso Rodotà.

Ma la realtà materiale delle vicende politiche ben si discosta dai valori enunciati, come ammettono tutti i presenti all’incontro, definito “un’elaborazione del lutto”.

C’è in tutti, quella sensazione di un avvenuto scollamento tra democrazia rappresentativa  e società civile, realtà da cui invece bisognerebbe ricominciare. Tutti sanno bene e ribadiscono che nei territori si riallaccia il rapporto tra politica e Istituzioni: da lì, allora, si dovrà ripartire per colmare quel fossato che c’è ormai tra cittadini e istituzioni.