Altro che musica e celebrazioni. Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi uno dei più grandi tesori del Maestro rischia di finire all’asta. Il destino di Villa Sant’Agata, la storica dimora dove il Cigno di Busseto visse dal 1851 insieme a Giuseppina Strepponi, è ora nelle mani dei giudici. I quattro eredi del Maestro, figli del notaio Alberto Carrara Verdi, si contendono la proprietà nella frazione di Villanova sull’Arda tra liti e querele, in una guerra a suon di carte bollate che va avanti dal 2002.
Tutto comincia con la morte del padre dei quattro fratelli Maria Mercedes, Ludovica, Angiolo ed Emanuela, che nella villa di 50 stanze e sette ettari di parco hanno trascorso tutta l’infanzia. In assenza di un testamento, le sorelle Ludovica ed Emanuela chiedono la divisione dell’eredità secondo la legge, in quattro parti uguali. Le due pensano alla creazione di una Fondazione per creare e gestire un museo nel nome del Maestro, ma il fratello Angiolo, appoggiato in parte dalla sorella Maria Mercedes, racconta dell’esistenza di un testamento che affiderebbe tutto il patrimonio al solo erede maschio. Tra liti e recriminazioni, le due fazioni fraterne arrivano in tribunale e a sostenere la versione di Angiolo spunta la testimonianza di una zia, sorella del notaio Carrara Verdi, che giura di avere letto il testamento e ne conferma il contenuto. Il problema è che il documento è andato perduto, nessuno sa che fine abbia fatto e ad oggi nessuno è riuscito a trovarlo.
I diverbi continuano dentro e fuori il tribunale, l’armonia tra i quattro ormai è rotta, tanto che quando nel 2010 scompare la madre, due sono gli annunci funebri e si celebrano due funerali distinti, per ognuna delle fazioni. Solo un episodio destinato a degenerare in una lite furibonda qualche anno dopo. Perché nel frattempo dal tribunale di Parma arriva una sentenza parziale e ad Angiolo viene concesso un comodato gratuito che gli permette di stabilirsi nella villa. E quando la sorella Emanuela si reca, come consuetudine, a Sant’Agata per fare visita alla zia, viene aggredita dal fratello, non solo a parole. La donna finisce all’ospedale e Angiolo viene condannato dal giudice di pace di Piacenza per lesioni personali e al pagamento di una multa di 600 euro.
Il problema eredità però rimane ancora irrisolto. Le due sorelle Emanuela e Ludovica hanno impugnato in appello la sentenza parziale e Villa Sant’Agata da tre anni è in mano a periti che hanno il compito di valutare e stimare mobili e immobili della proprietà, dove ogni anno arrivano da ogni parte del mondo tra i venti e i 30mila visitatori per ammirare il pianoforte del Maestro, gli spartiti, le carrozze, la sua dimora che lui stesso aveva progettato e arredato. “Quello che mi dispiace è che tutto questo accada proprio nell’anno del bicentenario” ammette Emanuela Carrara Verdi. Sul tavolo della discussione poi potrebbe presto esserci anche il milione di euro destinato dal ministero a Villa Verdi con la legge sul Bicentenario. Chi gestirà i soldi, se ancora non è chiaro a chi appartenga la dimora?
Il gran finale è tutto ancora da scrivere, ma la tragedia è dietro l’angolo. Qualunque sia la decisione dei giudici, il patrimonio di Villa Sant’Agata è indivisibile e vincolato dalla Soprintendenza. Se non si trova un accordo tra i quattro fratelli, il tribunale potrebbe decidere per la vendita e la casa di Verdi potrebbe finire in mano ad acquirenti privati. Anche nel caso la proprietà dovesse andare tutta ad Angiolo, infatti, le altre tre sorelle avrebbero comunque diritto alla liquidazione della loro parte, e nel caso ciò non fosse possibile, si dovrebbe procedere con la messa all’asta. In questo caso lo Stato avrebbe diritto di prelazione, ma per coprire il valore inestimabile dell’edificio e dei suoi cimeli servirebbero enormi risorse. Salvare Villa Verdi potrebbe diventare una missione impossibile e allora l’unica via d’uscita potrebbe essere l’arrivo, al posto degli eredi in eterna lite, di un nuovo proprietario. Un finale che forse nessuno, nemmeno il Maestro, avrebbe mai potuto immaginare.