Per 652 milioni l'imprenditore, molto vicino a Petr Kellner, ex membro del cda di Generali e uomo più ricco della Repubblica Ceca, si è aggiudicato l'Opap, il Totocalcio ellenico. Ma mentre il ministro dell'economia parla di successo finanziario per le casse dello Stato, gli oppositori del Syriza gridano allo scandalo e accusano di svendita
In porto la prima privatizzazione greca: è quella relativa al Totocalcio ellenico, l’Opap. Se lo aggiudica per 652 milioni l’unico gruppo che presenta un’offerta, il fondo Emma Delta, capitanato dal miliardario ceco Jiri Smejc e dal magnate greco George Melissanidis (fondatore e proprietario di Aegean Marine Petroleum). In modalità secondaria entrano nell’acquisizione anche la famiglia greca dei Copelouzos e una affiliata dell’italiana Lottomatica. Ma mentre il ministro dell’economia Yannis Stournaras (nella foto) parla di successo finanziario per le casse dello Stato, gli oppositori del Syriza gridano allo scandalo e accusano di svendita. L’Opap ha un fatturato annuo di circa 150 milioni di euro, su questo fanno forza i critici per osservare come il prezzo spuntato sarà ammortizzato in soli quattro anni di esercizio, quindi molto vantaggioso per l’acquirente. Si aggiunga al fatto che oltre a Delta non si è presentato nessun altro acquirente. E alcuni osservatori puntano il dito contro le influenti amicizie dei protagonisti dell’affare.
A capo del fondo Emma Delta, istituito appositamente per comprare Opap, c’è il miliardario ceco Smejc, non nuovo ad investimenti in Grecia, visto che è presente in loco dal 2004 con l’acquisto del 34% della TV Nova Group. Nello stesso anno entra a far parte del gruppo PPF, fondato nel 1991 dal suo caro amico Petr Kellner, membro del cda di Generali (fino a poche settimane fa) e uomo più ricco della Repubblica Ceca con un patrimonio stimato da Forbes di 7 miliardi raggiunti a soli 47 anni. Smejc è anche socio della Bank of Piraeus, di cui nel 2011 ha acquisito il 5,7% pagando 1,10 euro ad azione. Ma il giorno successivo il titolo crollò a 0,165 euro ad azione, con il conseguente smottamento finanziario degli istituti bancari ellenici. Inoltre partecipa insieme al GEK Gruppo TERNA al concorso di acquisto del Hellenic Gas Transmission System oltre ad essere, secondo alcune indiscrezioni di stampa, il leader assoluto di nuovi investimenti nel campo della gestione dei rifiuti e delle fonti di energia rinnovabili: in Grecia i negoziati si fanno con lui.
Ma a destare interesse, più che il legame solido con l’Ellade di Smejc, sono le sue frequentazioni. Petr Kellner, per i non addetti ai lavori, sembrerebbe un nome sconosciuto. Invece è l’ottantanovesimo uomo più ricco del pianeta, è ceco come Smejc e con lui ha condiviso le fortune del fondo PPF, da cui lo scorso 28 marzo Generali ha perfezionato l’acquisto del 25% al prezzo di 1,286 miliardi di euro. E Kellner, numero uno del gruppo ceco, ha formalizzato le dimissioni dal cda del Leone. Contestualmente all’operazione, Gph ha ceduto a PPF le attività assicurative in Russia. Il perfezionamento della seconda tranche dell’acquisizione, pari al restante 24% di Gph, è previsto a fine 2014 .
Con un patrimonio pari a 7,6 miliardi di dollari, ma con solo una foto pubblicata dalla stampa internazionale, Kellner è l’uomo che incide non poco sugli investimenti privati del vecchio continente. Se l’Europa centrale “respira” è anche grazie ai suoi spostamenti finanziari nei settori del credito al consumo, dei servizi bancari e delle assicurazioni, dove opera il fondo. Il Gruppo PPF gestisce fondi superiori ai 10 miliardi dollari e nasce quando nel suo paese si decide di privatizzare. Opera con i suoi sodali quali Milan Vinkler e Petr Joudal, che hanno posto materialmente le basi finanziarie del Gruppo PPF, anche se i media cechi riferiscono oggi che il vero jolly iniziale sia stato nelle relazioni d’affari con la classe politica ceca che ne avrebbe facilitato i piani aziendali. Buoni e proficui i rapporti con Mosca, dove dal 2008 ha il 29,9% nella banca Nomos, mentre il gruppo Generali, proprio grazie a PPF, starebbe preparando una collaborazione con VTB, la seconda banca in Russia.
La sua “base” in Grecia è una villa-fortezza nell’isola di Paros (progettata dal famoso architetto Pleskott) che raggiunge a bordo del suo Gulfstream 500, di nome Kane. Alcuni analisti finanziari arrivano a spingersi sulle affinità esistenti con il magnate russo Dmitry Evgenevich Rybolovlev. Che un mese fa si è aggiudicato un affare fino ad oggi impossibile, acquistando Skorpios, l’isola di Onassis per quasi 200 milioni di euro grazie all’intermediazione di un grosso studio legale cipriota, dove i russi sarebbero “di casa”. Tra l’altro l’oligarca, proprio come Smejc, aveva perso molto denaro in una banca, in qualità di socio della “bad” Bank of Cyprus con il 10% dell’istituto oltre a consistenti risparmi depositati nell’isola quasi fallita. E come il collega ceco si è rifatto alla prima occasione utile.
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