La ricerca dei nuovi presidi, ormai un autentico labirinto. Perché i concorsi regionali per selezionarli vanno a vuoto. Per le irregolarità riscontrate. I casi più clamorosi riguardano Lombardia e Toscana. Nel primo caso il concorso è stato dichiarato illegittimo dal Tar per via delle buste in cui si conservavano gli elaborati: troppo sottili, quindi trasparenti, quindi non più anonimi per chi doveva valutarli. I promossi attendevano in questi giorni l’esito di un ricorso al Consiglio di Stato, impegnato per mesi ad effettuare perizie e controperizie sulla busta incriminata senza arrivare a una conclusione, ma il verdetto è stato rinviato al prossimo 4 giugno.
Concorso annullato, invece, in Toscana perché il Tar ha constatato che le prove scritte erano state valutate irregolarmente (da un solo commissario invece che dall’intera commissione). Anche qui si aspetta un altro ricorso al Consiglio di Stato. Ma la situazione sembra destinata ad allargarsi: risulta, infatti, che a rischio siano anche i concorsi in Calabria, in Sicilia e in Puglia. Sempre per irregolarità nella gestione delle prove.
Una situazione che sta creando tensioni tra gli stessi candidati, tra promossi e bocciati. Ma che soprattutto paga l’intero servizio scolastico. Il caso più clamoroso in Lombardia dove la mancata soluzione del concorso ha lasciato quasi 500 istituzioni scolastiche senza preside, costringendo altrettanti presidi in servizio a sobbarcarsi la direzione di due scuole a testa. Con tutte le difficoltà e i disservizi che questa soluzione comporta.
Primi a denunciare la situazione i presidi della Disal, una della associazioni di categoria: “Il nuovo rinvio di ogni decisione sulle sorti del concorso a dirigente scolastico in Lombardia, stabilito nelle aule del Consiglio di Stato – si legge in un comunicato – in modo drammatico una situazione che ormai ha raggiunto i toni del surreale. Chi fosse stato presente con lucidità in aula avrebbe sicuramente dubitato della realtà che aveva di fronte. Il rappresentante dello Stato, assente dalla seduta odierna, aveva in precedenza chiesto un nuovo rinvio ed il Collegio lo ha concesso per il 4 giugno”.
Sotto accusa, dunque, la stessa amministrazione scolastica, ma a pagare sono le scuole. “Non riusciamo ad immaginare la situazione di metà delle scuole lombarde a settembre – continua il documento di protesta – se i tempi tecnici rendessero impossibile la nomina di presidi titolari e non fatichiamo certo a comprendere anche la rabbia vissuta dai vincitori di concorso, ai quali va la nostra piena solidarietà. Ogni soggetto istituzionale e politico dovrà trovare assolutamente il modo di intervenire a difesa della scuola, dei diritti degli alunni, degli operatori, delle famiglie e di un territorio che non si merita in alcun modo questa incredibile situazione”. I presidi di Disal, quindi, valuteranno al più presto “ogni legittima azione per difendere la dignità di una professione ormai da tempo calpestata ed il prezioso valore della scuola, tanto compromesse dalle vicende concorsuali, purtroppo non solo in Lombardia”.