Dal momento che in Italia non sono ammessi i matrimoni tra omosessuali, si sono formate man mano nel tempo relazioni stabili di convivenza anche tra questi ultimi che hanno dato vita ad Unioni di fatto i cui dati quantitativi però non sono disponibili. L’Istat fornisce delle informazioni sulle unioni di fatto ma valutando il fenomeno delle convivenze nella loro interezza. Analizzando questi dati (Tabella 3) è possibile solo evidenziare come tali Unioni siano in forte crescita negli ultimi anni, al contrario dei matrimoni, specie religiosi, in forte decrescita. Sarebbe interessante avere gli stessi dati disaggregati fra Eterosessuali e Omosessuali per coglierne gli andamenti, ma purtroppo non esistono dati ufficiali che permettano di evidenziare tali trend.
Una prima risposta istituzionale a questa più diffusa modalità di concepire e realizzare la relazione di coppia, è stata l’istituzione dei Registri delle Unioni civili su proposta del movimento Lgbt. Localmente, in alcuni comuni, si è vista la nascita di tali Registri. Il Comune di Empoli, nel 1993, è stato il primo, seguito dopo tre anni (1996) da Pisa.
Attualmente, dei 20 Capoluoghi regionali, solo 2 su 8 al Nord, 3 su 4 al Centro e 4 su 8 al Sud hanno istituito il Registro delle Unioni civili.
Merita un discorso a parte la Capitale, dove ogni Municipio ha effettuato le proprie scelte: 5 degli undici Municipi di Centro-sinistra si sono dotati di tali Registri, mentre nessuno dei restanti 8 di Centro-destra ha ritenuto opportuno istituirli.
L’approccio culturale al mondo omosessuale e l’accettazione di comportamenti di chi è attratto affettivamente e/o sessualmente da persone dello stesso genere, è da sempre stata problematica e spesso fortemente condizionata dal momento storico e dai credo religiosi. Ancora oggi, infatti, gli omosessuali sono sottoposti, in alcuni paesi o contesti, a forti discriminazioni se non a veri e propri atteggiamenti persecutori e atti di violenza psicologica oltreché fisica.
Nel maggio 2011 la deputata Paola Concia, del Partito Democratico, presentò una Proposta di legge che prevedeva l’inserimento nel nostro Codice penale dell’aggravante per i reati con movente omofobo. Ma tale Proposta, come la precedente che la stessa Deputata aveva presentato nell’ottobre 2009, è stata bocciata dalla Camera dei Deputati per una pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Maggioranza di Centro-destra e della Unione di Centro, nonostante il sostegno del Partito Democratico e delle altre Opposizioni.
L’omofobia assume molteplici forme e si può caratterizzare in diverse modalità.La Tabella 7 non ha la pretesa di descrivere nel dettaglio la situazione reale di quanto siano diffuse in Italia forme di Omofobia in quanto, spesso, la vera realtà delle cose non emerge. Stando, difatti, a tali dati si tratterebbe davvero di un livello di intolleranza irrisorio, anche se mai un delitto per discriminazione – a qualunque tipologia appartenga – può essere accettato.
La Tabella 8, infine, prende in esame le voci “Omicidi, violenze e rapine” complessivamente commessi su Omosessuali. Sebbene, come già accennato per i risultati esposti in Tabella 7, il numero di tali delitti è molto più rilevante sull’intera popolazione, che sulla parte gay, tuttavia, si sta assistendo a una inversione di tendenza: decresce il numero totale di omicidi, violenze e rapine commessi per 100.000 abitanti, mentre cresce il rapporto di questi stessi reati commessi esclusivamente sugli omosessuali raffrontati con la popolazione Lgbt. In altre parole, la delittuosità scende complessivamente, ma aumenta in ambito omosessuale.
La breve panoramica che abbiamo proposto non vuole che fornire delle informazioni per “fare il punto” sull’Omosessualità, sia dal punto di vista sociale che giuridico e mettere in evidenza, come i “numeri” suggeriscono che, anche in questo caso, c’è un gap tra Società e Politica. Gli italiani e, in particolare i giovani, non sentono gli Omosessuali così alieni, forse, perché stanno cominciando sempre di più a ragionare e a esprimere giudizi non in base alla categoria di appartenenza di un individuo, ma a considerare una persona in quanto tale, per ciò che è, a prescindere dal genere, dall’orientamento sessuale, dall’età, dall’etnia, o da altra caratteristica similare.