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Effetto La7 su TiMedia, il rosso sale a 123,8 milioni dopo la vendita a Urbano Cairo

I conti mostrano un valore di "discontinued operations" legato alla cessione del canale televisivo pari a 122,1 milioni, che comprende la dote di 88 milioni assicurata al compratore e le perdite accumulate dall'emittente tv fino alla cessione
Urbano Cairo
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L’addio di La7 pesa sui conti di TiMedia, la società del gruppo Telecom che ha venduto lo scorso marzo il canale televisivo all’imprenditore Urbano Cairo per 1 milione di euro. L’azienda ha chiuso il primo trimestre con una maxi perdita di 123,8 milioni, contro un rosso di 15,7 milioni nello stesso periodo del 2012, che include un valore di “discontinued operations” legato alla cessione di La7 pari a 122,1 milioni. La cifra comprende la dote di 88 milioni assicurata al compratore e le perdite accumulate dall’emittente televisivo fino alla cessione.

Telecom, nel frattempo, si prepara a un lungo consiglio di amministrazione fissato mercoledì: oltre alla trimestrale, con ricavi stimati dagli analisti a 6,7 miliardi e un indebitamento a 28,6 miliardi, sul tavolo del board ci saranno le proposte del comitato ristretto guidato dal presidente Franco Bernabè sull’opportunità di intavolare trattative con 3 Italia per un’alleanza con i cinesi e le valutazioni legate al tema della rete. Su questo fronte l’amministratore delegato della Cassa depositi e prestiti Giovanni Gorno Tempini ha ribadito l’interesse della Cdp ricordando però che spetta a Telecom fare il primo passo.

“C’è un processo decisionale che deve essere avviato da Telecom, il primo passo è mettere la rete in una società”, ha spiegato. E ha aggiunto: “C’è una serie di decisioni che spetta alla società, se scorporare o no la rete, se societarizzarla o no. Noi siamo interessati, lo ripeto ad ogni occasione”. Gli ha fatto eco il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, facendo sentire la voce di una politica finora distratta: “Certamente il primo passo spetta a Telecom che intanto si prepara al possibile ingresso di nuovi azionisti. Si tratta in ogni caso di prendere decisioni strategiche per la rete di telecomunicazioni non più rinviabili”.

E l’Associazione azionisti Telecom Italia è intervenuta con una lettera al board, alla Consob e al governo chiedendo di tutelare i piccoli azionisti nel caso si concretizzasse il progetto di scorporo della rete.

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