Il Presidente del Consiglio è andato da Fabio Fazio per dire che è urgente riformare una legge elettorale “balorda” e che occorre tornare al sistema precedente, dando la possibilità ai cittadini di “scegliersi i propri parlamentari”. Certo, la nostalgia delle leggi 4 agosto 1993 n. 276 e 277, più note come ‘Mattarellum‘ dal nome del loro ideatore Sergio Mattarella è comprensibile: la legge attuale (concepita, ricordiamocelo, da Berlusconi per impedire la vittoria del centrosinistra nel 2006) non piace più a nessuno.
Purtroppo, le leggi elettorali, (vedi nel mio libretto “Elezioni”) non sono la bacchetta magica: non è cambiando le regole che si trasforma Silvio B. in uno statista, che si fanno sparire i grillini e che si mette fine alle guerre tribali all’interno del Pd.
Il Mattarellum era stato analizzato criticamente da Giovanni Sartori che nel 1995 spiegò come il sistema maggioritario non avesse automaticamente come conseguenza il bipolarismo: Austria, Belgio, Danimarca, Norvegia, Svezia votano con la proporzionale eppure hanno due partiti che si alternano al potere. Al contrario ci sono paesi a sistema uninominale, come l’India, dove il Parlamento è uno spezzatino di partiti, com’è stata appunto l’ Italia in questi 18 anni. “Il doppio turno (alla francese) decapiterebbe i partitini ricatto; ma finché ci teniamo il monoturno è sicuro che resteranno”, disse Sartori.
E così sarà se si torna al sistema misto (per tre quarti maggioritario e per un quarto proporzionale) della legge del 1993. E’ impossibile fare previsioni dettagliate su come gli elettori voterebbero con un sistema diverso basandosi sui risultati del 25 febbraio scorso ma una cosa è certa: oggi non esistono più due coalizioni, una di centrodestra e una di centrosinistra, ma tre perché il M5S è diventato un partito che vale circa il 25% dei voti, quindi più del Pd e del Pdl senza i rispettivi alleati. Se si votasse in autunno con una legge elettorale di questo tipo il risultato prevedibile sarebbe un aumento del Pdl e un calo del Pd ma nessuno avrebbe la maggioranza, in particolare al Senato (dove la legge del 1993 avrebbe effetti più proporzionali di quella attuale).
Il turno unico di votazioni darebbe questo risultato e chi studia il funzionamento dei sistemi politici le sa benissimo, quindi le sa anche Quagliarello, a cui nel governo Letta è affidato il compito di studiare le “riforme” (dio ci scampi!). Diverso sarebbe il caso se si adottasse un sistema a doppio turno come quello francese perché allora gli elettori, sempre meno obbedienti alle indicazioni dei partiti, si dividerebbero nei ballottaggi in modo da privilegiare i candidati con maggiori possibilità di vincere, il che potrebbe dare come risultato anche una maggioranza assoluta di seggi a un solo partito, o a una coalizione. Ma Pd e Pdl non riusciranno mai a mettersi d’accordo per una soluzione del genere, come ho scritto su Twitter.
@Fabriziotonello