“E che, ci ho scritto Jo Condor?” Mai battuta fu più appropriata, di fronte al l’annuncio del ritorno nella prima serata di Raiuno di Carosello, andato ufficialmente in pensione 35 anni fa. Da ieri Raiuno sostiene di averlo resuscitato; ma questo Carosello Reloaded, andato in onda subito prima di Montalbano, somiglia parecchio alle magliette taroccate dei vucumprà; a parte il marchio, usato come specchietto per le allodole, dell’originale non c’è praticamente nulla. Né, a giudicare dal format, potrebbe essere diversamente; tre spot in tutto (circondati da altri spot prima e dopo, nota per il Garante), per una durata complessiva di 210 secondi. Più o meno la stessa durata di ogni singolo sketch del Carosello originale, che era di dieci minuti in tutto. Ma quei dieci minuti trasmessi dal 1957 al 1977 non furono un semplice programma, divennero un mondo, una repubblica indipendente popolata di personaggi adorati dai bambini, e l’orario di messa in onda (dalle 20.50 alle 21) si trasformò in una linea d’ombra generazionale. Negli anni Sessanta si andava a letto – anzi, a nanna – dopo Carosello (ma allora c’erano anche un’altra televisione, e soprattutto un’altra infanzia).

Le premesse, quindi, non potevano essere più in salita. Ma, per togliere ogni dubbio, gli spot di Eni, Wind, e Conad che hanno inaugurato il nuovo Carosello tascabile erano le solite di sempre, se si esclude un adattamento vagamente raccapricciante del siparietto introduttivo che per una generazione è stata la sigla della giovinezza. Dell’originale vero e proprio si è rivisto, appunto, solo uno spezzone del perfido Jo Condor, storico testimonial Ferrero. Un parente stretto di Willie Coyote, destinato ogni volta a soccombere al Gigante Amico, nonostante il suo credersi furbissimo (“E che, ci ho scritto Jo Condor?”)

Capiamo la crisi, capiamo le larghe intese, capiamo che va di moda tutto e il contrario di tutto. Capiamo perfino le intenzioni, che sarebbero quelle di recuperare un po’ di creatività almeno agli spazi pubblicitari. Ma quando si prova a far rivivere il passato, bisogna scegliere bene, perché, strano a dirsi, il passato è molto restio a tornare giovane, soprattutto se ha avuto una giovinezza felice. La nostalgia ha ali di farfalla; se solo provi a sfiorarle, si spezzano. Si può anche provare a rilanciare le corse sulle bighe o organizzare una Champions League di calcio fiorentino in costume; ma bisogna pensarci due volte. Con Carosello parliamo della più straordinaria invenzione della televisione italiana, che fu tale proprio perché frutto spontaneo dei suoi tempi. Non ci sono che inizi, diceva Madame De Staël. Tipica esagerazione da donna di mondo; però è vero che nulla può competere con un inizio felice.

E questo Carosello, quello vero, fu; incontro tra la Rai-Tv appena nata, l’Italia del boom economico, le ambizioni della nuova pubblicità televisiva e la genialità di una schiera di autori, registi, attori, artisti che ne hanno fatto la storia. C’era quasi tutto di irripetibile, in Carosello: ecco perché non è mai stato ripetuto. Non è che ci volesse molto a capirlo, invece in Rai la pensano diversamente. Speriamo che di fronte alla pochezza del risultato si convincano a fare rapidamente retromarcia e che il vecchio Carosello possa riprendere a riposare in pace, parola di telespettatori. E che, ci abbiamo scritto Jo Condor?

il Fatto Quotidiano, 7 Maggio 2013

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti

Enigate

di Claudio Gatti 15€ Acquista
Articolo Precedente

“Una vita in carcere da innocente”: la storia di Giuseppe Gulotta

next
Articolo Successivo

Manoscritti/25: Il conte Zack (di Ryo)

next