Ablaye Ndoye, il senegalese di 34 anni fermato venerdì mattina per l’omicidio di Ilaria Leone, la 19enne trovata strangolata nel livornese la notte dell’1 maggio, resta in carcere. Le indagini proseguono, ma intanto il giudice per le indagini preliminari ha convalidato il fermo e disposto la custodia cautelare in carcere. L’uomo si è chiuso nel silenzio più assoluto e durante l’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Quello che rimane da chiarire è la presenza di altre persone sul luogo del delitto. La Procura indaga anche sulla presenza di eventuali complici, che avrebbero anche potuto partecipare al pestaggio precedente alla morte della ragazza. Ma le ipotesi al vaglio degli inquirenti sono molteplici.
Per risolvere alcuni dubbi e consentire ulteriori approfondimenti e analisi tecniche sul corpo, il procuratore Francesco De Leo ha disposto che per il momento la salma resti sotto sequestro. Per i risultati delle analisi del Ris, invece, bisognerà aspettare il fine settimana.
Il senegalese continua a negare di essere l’autore della violenza e dell’omicidio. Afferma di “essere stato incastrato” e di aver dormito in spiaggia quella notte. Una circostanza che non trova conferma in nessun testimone. Intanto la famiglia della ragazza ha espresso tutta l’amarezza per la perdita di Ilaria. “Era un omicidio evitabile”, hanno detto i parenti della vittima. Perchè “generato dalla malata ed inapplicata procedura riguardate l’espulsione degli irregolari”. Il senegalese, infatti, era destinatario di un decreto espulsione “mai eseguito”.