Oskar Lafontaine chiede di intervenire perché la disoccupazione "ha raggiunto un livello che mette sempre più in discussione le strutture democratiche". Il malcontento è evidente anche tra il popolo: un sondaggio recente mostra che il 36 per cento dei tedeschi vuole tornare al marco
Si rafforza lo schieramento tedesco anti euro. Al coro di critiche provenienti da Berlino si è aggiunta la voce di Oskar Lafontaine, uno dei padri fondatori della moneta unica. L’ex ministro delle Finanze ha avvertito sul sito del partito della sinistra Die Linke, di cui è stato fondatore, che “bisogna farla finita con questa moneta catastrofica“, perché “la situazione economica sta peggiorando di mese in mese e la disoccupazione ha raggiunto un livello che mette sempre più in discussione le strutture democratiche”.
“I tedeschi non si sono ancora resi conto del fatto che, mentre la situazione nel Sud Europa peggiora, l’egemonia della Germania sarà messa sempre più in discussione e prima o poi l’Europa si accorderà per politiche che andranno a danno della Germania stessa”, ha spiegato Lafontaine. L’ex ministro è poi ritornato parzialmente sui suoi passi, dichiarando che “sperava che l’euro portasse a decisioni economiche più razionali, ma è stato costretto a riconoscere che questa speranza era vana”. Uno degli errori più grossi, secondo il politico, è proprio di Berlino, perché “costringere Spagna, Portogallo e Grecia a una svalutazione interna è stata una catastrofe, di cui la maggiore colpevole è l’intransigenza egoista di Angela Merkel, che ha pensato solo ai risparmi dei tedeschi, alla bilancia commerciale e a guadagnare voti”.
Il crescente sentimento anti euro a Berlino è confermato da diversi sondaggi recenti. Il 36 per cento dei tedeschi, secondo un’analisi riportata dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Wirtschaft, crede che la Germania non abbia bisogno dell’euro. E il 37 per cento, una percentuale praticamente identica, ritiene positiva la rappresentanza all’interno del Parlamento di una formazione che si contrapponga all’attuale unione monetaria. Non è quindi una sorpresa la scalata di popolarità del partito conservatore anti Merkel Alternativa per la Germania (Afd), nato ufficialmente il 14 aprile con grande entusiasmo.
La formazione – che ha tra le priorità l’uscita dall’euro, il ritono alle valute nazionale e quindi il ripristino del tanto amato marco – ha deciso di presentarsi alle elezioni del 22 settembre per la Cancelleria. Un sondaggio dell’Insa Institute realizzato per il Bild, il più noto quotidiano tedesco, afferma che se si votasse ora il partito Afd non farebbe fatica a ottenere il 5 per cento dei voti, che è la soglia minima necessaria per entrare in Parlamento. Il partito appena nato avanza quindi molto velocemente. Lo stesso sondaggio, condotto una settimana prima, affermava che la popolarità della formazione non superava il 3 per cento.