L’aveva detto l’anno scorso, l’ha ripetuto quest’anno al Salone di Ginevra: nel 2018 il gruppo Volkswagen sarà il costruttore più eco-compatibile del mondo, riducendo le emissioni di CO2 di tutte le sue automobili a 95 g/km. Parola del presidente Martin Winterkorn, lanciato su promesse fino a ieri forse aleatorie ma, con lo sviluppo tecnologico raggiunto, oggi un po’ più credibile. Emissioni così basse di anidride carbonica equivalgono, infatti, a un consumo nel ciclo combinato di 4 litri di carburante per cento chilometri. Traguardo da sogno, che riguarderebbe “tutti i segmenti e le classi” precisa Winterkorn.

“Un’impresa a dir poco straordinaria – continua – che impegnerà tutti i nostri 40mila progettisti, ma possiamo farcela…”. Ci si arriverebbe per gradi: entro il 2015 si dovrà scendere sotto i 120 g/km, già 12 grammi di meno di quelli previsti dalla legge, innescando un trend irreversibile. “Puntiamo alla massima efficienza in termini di sfruttamento dell’energia e delle risorse; questo è il modo migliore per diventare leader mondiale anche sul fronte dell’eco-compatibilità”. Il miglior modo per affrontare un mercato sempre più in crisi, sul quale e in ogni caso, fosse solo per i prezzi raggiunti dai carburanti, se si venderà qualcosa di più dipenderà dall’esistenza o meno dell’auto che consuma come un colibrì. Improbabile, comunque, che la rivoluzione investa tutti i modelli di un gruppo che produce anche supercar da oltre 1000 cavalli, come la Bugatti Veyron. Del pianeta Volkswagen fanno parte al 100% marchi sportivi come Porsche e Lamborghini, Bentley e Bugatti, con l’Audi incamerata già da mezzo secolo. Più credibile, insomma, che la corsa verso i 25 km percorsi con un litro coinvolga i marchi che producono piccole cilindrate sotto l’egida VW, ovvero Seat e Skoda. Altrimenti, come potremo resistere a guidare, per esempio, una 911 che, mal che andrà, consumerà come una Fiat-Chrysler Freemont di oggi?

Concretamente si parte dall’esperienza della “XL1”, prototipo da 0,83 litri ogni cento chilometri ed emissioni di CO2 di 21 g/km (prossimamente su queste colonne potrete leggerne la storia nei dettagli), modello di riferimento dal punto di vista tecnologico e standard da raggiungere per i concorrenti che inseguono. Per staccarli, Winterkorn intende destinare più di due terzi dei 50 miliardi e 200 milioni di euro di investimenti complessivi pianificati entro il 2015. Per ora VW ha in listino 245 versioni di veicoli con emissioni di CO2 inferiori a 120 g/km, cioè il 60% in più rispetto a due anni fa. E 36 sono quelli col CO2 allo scarico sotto i 100 g/km, il 40% in più di quanti ne vantassero nel 2011. Altro passo deciso verso auto sempre più pulite l’uso, annunciato, della CO2 come refrigerante per i condizionatori delle proprie vetture. Secondo i tecnici tedeschi, la rivisitazione del gas R744 “garantisce un effetto serra significativamente inferiore rispetto ai refrigeranti convenzionali”.

A giudicare dai bilanci, infine, sembra che anche le strategie aziendali siano attendibili. Senza solo delocalizzare, ma creando punti di produzione nuovi in nuovi Paesi, il gruppo ha superato i 9 milioni di mezzi venduti, insidiando così il primato di maggior produttore del mondo alla General Motors, dopo aver già superato la Toyota. Apriranno nuove fabbriche in Cina e arriveranno 40 nuovi modelli: mentre i costruttori europei lamentano una crisi storica, l’ultimo bilancio del gruppo di Wolsburg parla di un utile intorno ai 22 miliardi; ma le previsioni per il 2013 non sono così ottimistiche, tanto che è stato tagliato del 4% il premio di produzione destinato agli operai, che l’anno scorso era stato di circa 8000 euro. Al prossimo giro sarà “solo” di 7200 euro. Per i nostri metalmeccanici, minacciati dalla cassa integrazione e dai tagli, sarebbero svariate tredicesime. Per solidarietà anche il presidente Winterkorn si è ridotto lo stipendio: si “accontenterà” di 4,5 milioni di euro. 

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