“L’ho buttata lì, era una battuta, scherzavo arrivando in Senato”. Silvio Berlusconi è solito a battute e barzellette e stavolta, con uno scherzo, smentisce la sua candidatura a presiedere la Convenzione Riforme sbandierata nei giorni scorsi. ”Stavo evidentemente scherzando – ha precisato in un’intervista a Canale 5 – poi quando i giornalisti mi hanno chiesto se avessi potuto presiedere la Convenzione, ho detto ‘certo, io sono il migliore’. Ma scherzi a parte nel ’94 sono stato io il primo a parlare della necessità di riformare la Costituzione e ho le idee chiare”. Non solo. “Abbiamo anche già una proposta di legge depositata in Parlamento”,  ha concluso. [brightcove]2364474260001[/brightcove]

A fargli fare un passo indietro, forse, anche “tutte le critiche mosse alla mia persona sull’ipotesi di una mia presidenza della Convenzione”. Nei giorni precedenti aveva sostenuto, sempre ai microfoni di Canale 5,  che si sarebbe fatta una “convenzione per le riforme”, per la quale si era determinato la scelta di una guida tra gli esponenti del Pdl. Tra tutti lui sarebbe stato il candidato ideale. “Immagino che sia io a guidarla, perché nei nove anni che sono stato presidente del Consiglio ho avuto modo di verificare le difficoltà di guidare il Paese”, aveva affermato. Ora la marcia indietro. “La Convenzione per le riforme è tutto tempo perso“, ha affermato perché “non è prevista dalla nostra Costituzione, richiederebbe dei tempi di approvazione che non farebbero altro che allungare il percorso per il cambiamento“, che invece “credo che debba essere portato avanti, come dice la Costituzione all’articolo 138, dal Parlamento stesso, in modo tale che si possa arrivare nel tempo più breve possibile ad un cambiamento vero come oggi è urgente avere”.

“L’Italia – poi – non e’ un Paese veramente governabile” perciò “è necessario cambiare la Costituzione”. Ciò che è necessario, secondo Berlusconi “sono riforme urgenti”, sottolineando i poteri ridotti di cui dispone il presidente del Consiglio e la lunghezza dei tempi che impiega una legge per essere approvata.

Il Cavaliere ha lanciato, inoltre, una serie di proposte. “Si deve perciò dare al premier gli stessi poteri dei suoi colleghi delle democrazie occidentali, la decretazione d’urgenza ed una sola Camera per approvare le leggi entro 190 giorni“. Inoltre, “dimezzare il numero dei parlamentari” e riformare la composizione della corte costituzionale.

Poi un monito, che ha il sapore di proclama elettorale. “E’ auspicabile – ha proseguito ai microfoni di Mattino 5 – che nel frattempo anche gli italiani imparino a votare: tutti danno la colpa di tutto ai poveri politici, io non mi ritengo tale, ma gli italiani dovrebbero imparare a votare”, dice l’ex presidente del Consiglio.

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