Momenti di tensione con la polizia davanti alla sede Asp di via Castiglione per le 300 educatrici che manifestano contro la scelta del Comune di Bologna di istituire un'unica struttura "esternalizzata" per i servizi scolastici per l'infanzia. Sel e 5 Stelle solidali, Bugani: "Stesso principio del referendum. La Curia ha 14 milioni di euro in Svizzera, si paghi le sue scuole"
Sciopero totale e blocco del traffico, al grido “giù le mani dalla scuola pubblica”. Sono più di 300 le maestre e i collaboratori di nidi e scuole dell’infanzia comunali, scesi in strada per protestare contro il passaggio dei servizi educativi nell’Asp unica, “già stabilito, senza consultarci, dal Comune di Bologna”. Un passaggio imminente, che inizierà a settembre, e sul quale le insegnanti della filiera 0 – 6 sono sicure: “sarà un casino”. “L’anno scorso – spiega Vilma Fabiani dell’Usb di Bologna – 230 educatrici dei nidi sono state assorbite da Irides e il peggioramento qualitativo è risultato evidente: meno insegnanti, nessuna possibilità di sostituire chi è in malattia e incertezza per tutti. Il futuro l’abbiamo già visto”. Un futuro con un nuovo contratto, non più quello della scuola ma quello degli enti pubblici, con “meno risorse e tanti precari”. “Ciò che mi fa rabbia – racconta Milena – è che io questo sindaco l’ho anche votato. Invece, a una mamma che gli ricordava che, in quanto eletto dai cittadini, ha delle responsabilità verso la città e i bambini, ha risposto di non avere nessuna responsabilità, perché la filiera 0 – 6 non è scuola dell’obbligo. Ma scherziamo?”.
Per questo, “per dire giù le mani dalla scuola pubblica” il corteo, guidato da Usb, l’unione sindacale di base, ha indetto uno sciopero per tutta la giornata, invitando le maestre a radunarsi in Piazza Maggiore per sfilare fino alla sede di Asp Irides, in via Castiglione, prima di partecipare a un’assemblea pubblica davanti al palazzo del governo cittadino, con i gruppi consiliari. “Le adesioni sono altissime – conferma Fabiani – la gente è stanca, esasperata. Pretendiamo risposte, e che i servizi educativi rimangano a gestione comunale”. Tra dade e maestre c’erano anche molti cittadini che al referendum del 26 maggio voteranno ‘A’, contro i finanziamenti alle scuole private. “I due binari, progetto Asp e referendum, viaggiano in parallelo – spiega un’insegnante – si tratta sempre di scuola pubblica da tutelare, sulla quale investire, ma che vogliono dismettere”.
“Siamo molto preoccupati – spiega Annalisa, 42 anni, educatrice da 17 – con il nostro lavoro abbiamo dato vita ai nidi comunali ma ora stanno distruggendo tutto. Hanno già assorbito, nell’Asp Irides, tutta la parte dedicata al sostegno per i bimbi disabili e quella dell’orario posticipato, funzioni fondamentali per le famiglie che ora però sono prive di continuità. Da un lato i bimbi con disabilità sono seguiti poco, dall’altro si dimentica che il rapporto con i bimbi è tutto, e c’è bisogno che si mantenga quel senso di appartenenza che abbiamo costruito”.
“I cambiamenti ci sono già stati purtroppo, e in peggio – continua Giusy, ‘dada’ da 8 anni – prima per esempio io seguivo i bimbi mattina o pomeriggio per tutta la settimana. Ora, invece, col passaggio dei nidi nell’Asp, ho un orario fisso pomeridiano e per me che lavoro nel posticipato, una specie di parcheggio visto che, come servizio post orario, non ha nemmeno un nome, è un problema. Il posticipato è quel momento in cui genitori e educatori si incontrano e hanno qualche minuto per confrontarsi, prima noi potevamo informarli riguardo alla giornata dei loro figli, ora non li vediamo che un paio d’ore, e quel momento è andato perso. Un problema anche per le famiglie, un servizio che non c’è più. Ma se si andrà avanti a queste mancanze se ne aggiungeranno altre”.
Tensione e spintoni tra maestre e polizia. Momenti di tensione si sono verificati proprio quando il nutrito corteo delle “dade” bolognesi ha raggiunto la sede della Asp Irides in via Castiglione, l’Asp all’interno della quale entreranno le scuole d’infanzia a settembre 2013 per poi diventare Asp unica, e nella quale sono già passati 230 insegnanti dei nidi comunali nel 2012. Una ventina di maestre si è avvicinata al portone prendendolo a pugni e suonando insistentemente il campanello. All’improvviso due dipendenti dell’Asp hanno aperto il portone e il gruppo delle maestre ha tentato di infilarsi all’interno. Le forze dell’ordine però si sono messe in mezzo per fermarli. Spintoni e urla tra manifestanti e agenti, e un’educatrice bolognese, Lorena Lanzarini, finita a terra: “Ciò che è successo oggi dimostra ancora una volta quale sia il comportamento della polizia nei confronti di chi manifesta pacificamente. Abbiamo provato a entrare e sono stata spintonata e poi buttata a terra. Ma non credano di fermarci, comunque”.
Successivamente una delegazione delle manifestanti è riuscita ad incontrare Marina Cesari, direttrice dell’Asp, per esporre i motivi della contestazione: “Quando l’anno scorso gli educatori dei nidi sono diventati dipendenti dell’Asp le loro condizioni lavorative e contrattuali sono peggiorate. Non vogliamo finire così anche noi”. Il colloquio, però, non è andato come speravano le maestre. “La direttrice è un muro di gomma. Ci ha detto che firmeranno il contratto senza spazio per alcuna contrattazione. Le abbiamo risposto che ci siamo opposti l’anno scorso e lo faremo quest’anno”. Il 10 maggio, quando a Bologna si terrà un incontro per promuovere il progetto Asp unica, il 14 maggio, attraverso la “Notte bianca della scuola” e poi il 4 giugno, quando si aprirà la trattativa proprio sull’Asp.
“La Giunta comunale ha dichiarato guerra frontale alla scuola e ai lavoratori – grida al megafono Davide Milazzo, collaboratore precario in un nido d’infanzia, già sotto Asp Irides – l’Asp non sarà mai uguale alla gestione pubblica ed è una rimessa che va rifiutata in quanto tale. Questa scelta non è solo frutto del patto di stabilità. È una decisione politica”. “Facciamo fatica ad arrivare a fine mese noi maestre precarie – continua Francesca, educatrice da 13 anni – ogni anno va sempre peggio. Fino a 4 anni fa, almeno, avevamo contratti annuali, ora invece sono mensili, quando non settimanali o giornalieri. Il Comune, poi, si permette di decidere di noi senza consultarci, è inaccettabile. L’incertezza non la sopportiamo più, ho rimandato anche la decisione di avere figli a causa delle mie condizioni lavorative, ma ora basta, la scuola è un patrimonio non un oggetto da passare al miglior acquirente”.
Ad ascoltare le istanze delle dade sono giunti anche alcuni consiglieri comunali di Bologna: Massimo Bugani e Marco Piazza del Movimento 5 Stelle e Mirco Pieralisi, di Sinistra Ecologia e Libertà. “Il passaggio all’Asp sta andando avanti tenendo all’oscuro gli operatori ma anche i consiglieri comunali, senza che siano fornite garanzie o punti fermi – sottolinea Bugani – è ovvio che in un momento così difficile questo generi tensione”. Per questo il 20 maggio il M5S organizzerà un incontro cittadino aperto, che verterà sui due temi caldi della scuola: il passaggio all’Asp unica e il referendum. Riguardo al secondo punto, continua Bugani “è ora che la Curia si faccia avanti. Riceve 14 milioni di utili dall’eredità Faac, credo che se volesse potrebbe coprire il milione e mezzo che riceve dal Comune, così che questo sia investito nella scuola pubblica”. “Se il problema, come dice il Comune, è il patto di stabilità, che si cambi quello – conclude Piazza – noi sosterremo maestre e operatori perché difendendo il loro lavoro difendiamo un valore che ci rende orgogliosi di essere cittadini bolognesi”.