Esiste un’emergenza giustizia in Italia? Assolutamente si, come scritto più volte da me e da tanti altri. La giustizia in Italia è lenta (durata dei processi non ragionevoli; informatizzazione ancora lacunosa; male amministrata), non agevolmente accessibile (negli ultimi anni i contributi unificati sono stati aumentati in modo abnorme, consentendo dunque di accedere al diritto alla giustizia solo ai soggetti più abbienti), sovraffollata (enorme il numero di contenziosi ma occorre anche domandarsi il perché: siamo molto conflittuali certo, ma molte azioni giurisdizionali sono la necessaria reazione a gravi illeciti e ad atti illegittimi, anche avverso la Pubblica Amministrazione, basti pensare al diritto tributario e al contenzioso amministrativo; enorme il numero di avvocati, circa 212.000 il numero più elevato d’Europa, grazie anche alla responsabilità delle Commissioni d’esame per l’esame di Stato, dislocate geograficamente e che hanno promosso con leggerezza, al nord circa il 20%, al sud con punte di circa il 90%, dunque senza alcuna uniformità di giudizio), politicizzata (parzialmente poiché gli 8.000 giudici togati non tutti si riconoscono nelle varie correnti della magistratura, correnti che però condizionano le elezioni del Csm e la nomina dei ruoli dirigenziali apicali, fatto questo delle correnti “politiche” comunque indecente perché mina le fondamenta dell’autonomia e del rigore della magistratura), autoindulgente (andrebbe aperta una discussione seria sulla responsabilità dei magistrati, tanto disciplinare quanto civile e penale, atteso che ancora oggi sussiste un recinto di impunità: sono aumentati i procedimenti disciplinari ma la stessa “politicizzazione” del Csm mina alle fondamenta l’equità dei giudizi; la responsabilità civile e penale dei magistrati è pressoché inesistente, come dimostra la giurisprudenza al riguardo, tendente allo zero).
Esiste un’emergenza giustizia per il Paese intero, compromettendo così il sistema intero della tutela dei diritti (dunque la fiducia reciproca, la fiducia nelle istituzioni, la certezza del diritto) e non certo per il singolo soggetto Berlusconi. O meglio, potrebbe esistere un’emergenza per Berlusconi nel caso in cui egli fosse malamente giudicato perché i suoi processi son troppo lenti, costosi nell’accedere alla difesa, frutto di gravi errori processuali o altro. Mi pare invece che sia proprio l’opposto, avendo egli in questi vent’anni approntato, tramite l’attività di governo, un reticolo normativo tale da assicurargli la massima impunità possibile (prescrizione breve, legittimo impedimento, condoni, indulti ed altro, oltre a ridondare slogan quali “Giustizia ad orologeria”, “Giustizia politica”, “Sentenza politica” che hanno indotto parte dell’opinione pubblica a credere che lui sia un perseguitato politico).
La vera indecenza probabilmente risiede nel fatto che un reo come Berlusconi, sostanzialmente reo a fronte di fatti illeciti indubbiamente acclarati, riesca a sfuggire definitivamente alle maglie della giustizia. Dobbiamo dunque riflettere seriamente sulla ingegneria giuridica che è stata progettata e realizzata in questo Paese, in questi anni, con la compiacenza trasversale di molti gruppi politici, che ha cementato un sistema di gravissima impunità per reati che minano la stessa democrazia, quali la corruzione, la concussione, i reati fallimentari, l’evasione fiscale. Dobbiamo riflettere sullo stato comatoso della giustizia, mantenuta dolosamente in tale stato al fine di non aggredire questo stato di impunità.
La vera emergenza dunque investe l’intera società italiana, condizionata negativamente da una cappa che impedisce di allinearci ai paesi civili. Siamo tra gli ultimi posti per efficienza della giustizia ma il dato più grave è che non vi sono al momento i presupposti per invertire questo trend.
E’ indecente osservare come oggi il tema di discussione sia l’individuazione del modo per creare un salvacondotto per Berlusconi (alla fine sarà nominato senatore a vita) per evitare una crisi di governo. Un Paese intero ostaggio del destino di un uomo. I diritti sospesi in cambio dell’impunità. Tutto ciò senza affrontare i reali problemi della giustizia, anzi mantenendoli tali. Aberrante.