Politica

Comunione e Liberazione e Andreotti, che comunione d’intenti

Mi sono sempre domandato per quale motivo il popolo di Comunione e Liberazione si sia ripetutamente spellato le mani, al Meeting di Rimini, nell’atto di applaudire Giulio Andreotti.
Esistono diverse possibilità, a ben vedere.
Ad esempio perché Andreotti andava a messa tutte le mattine alle sette e per di più, pare, ci andava a piedi? Forse perché elargiva piccole prebende a poveracci (e forse anche a qualcuno meno poveraccio) che la domenica mattina a casa sua passavano a battere cassa, e questo atto poteva piacere ai piissimi ciellini? Bah.
Oltretutto Andreotti era stato l’anello conclamato con gli Stati Uniti e con la loro influenza (influenza…) sulle cose di casa nostra; e Giussani invece non perdeva l’occasione di dire (che poi lo pensasse davvero viste le recenti rivelazioni sulla provenienza dei fondi che diedero modo a CL di nascere e crescere dotandosi di strumenti come la casa editrice Jaca Book. è tutto da dimostrare) che il maggior merito dell’America (e del suo approccio all’esistenza modello Happy Days) era quello di frapporsi fra noi e il comunismo sovietico.
Certo CL e Andreotti avevano una comune origine firmata Cia; ma riflettendoci bene fra i due soggetti c’era anche qualcosa in più. Un comune modo di sentire potrei dire. Anzi: è possibile che l’uno (Andreotti) abbia anche fatto da maestro a Giussani e ai suoi. In cosa? Semplice: in quello stile inconfondibile di utilizzare ogni possibile alleanza, ogni contatto, ogni canale (la parola d’ordine era: incontriamo l’umano) per raggiungere i propri obiettivi. Al di là delle barricate di facciata esisteva una corrente di pensiero dentro Cl (molto andreottiana, per l’appunto) che non disdegnava la trattativa con chiunque: basta che fosse utile a garantire visibilità o a raggiungere qualche obiettivo. Per lo più economico ma non solo.
Aiutati che Dio t’aiuta e Andreotti pure. E il divo Giulio mi sa che il progetto di Giussani l’ha aiutato molto. Quanto l’abbia supportato  sta scritto in uno dei faldoni dell’archivio di Piazza di San Lorenzo in Lucina o giù di lì.