L’aeroporto di Malpensa prova a rilanciarsi puntando su una nuova rotta Milano-New York gestita da Emirates. E subito arriva Alitalia a cercare di stopparla. Perché questa nuova tratta potrebbe essere per la compagnia di Dubai il punto di partenza per fare dello scalo lombardo un mini hub nell’area del Mediterraneo, che farebbe concorrenza a Fiumicino. Mentre uno sviluppo di Emirates in Europa potrebbe portare via passeggeri ad Air France e Klm, le due compagnie alleate di Alitalia. Da qui il tentativo di bloccare Emirates da parte di Roberto Colaninno e dei “patrioti” chiamati nel 2008 da Berlusconi per salvare la compagnia di bandiera.
Il 24 aprile scorso, secondo quanto riporta Repubblica, Alitalia ha infatti inviato una lettera all’Enac, l’Ente nazionale dell’aviazione civile, per chiedere l’accesso alla documentazione relativa alla concessione di 18 mesi accordata dal prossimo ottobre a Emirates per operare tra Malpensa e New York. Una concessione che è stata concessa in seguito a un accordo raggiunto con la società aeroportuale Sea, che ha portato la compagnia degli Emirati Arabi a investire anche 2,5 milioni di euro in una nuova lounge di lusso nello scalo milanese.
Ma ora Alitalia cerca di mettersi in mezzo. Sostenuta da Assaereo, l’associazione nazionale vettori ed operatori del trasporto aereo aderente a Confindustria, che si oppone all’apertura della nuova rotta per New York: “La decisione di consentire a compagnie come Emirates, che già godono di notevoli vantaggi di costo, di operare voli (tra Malpensa e gli Stati Uniti) legittimamente riservati dai trattati internazionali ai vettori italiani, comunitari o dei paesi di destinazione, rappresenta – secondo Assaereo – l’ennesima gravissima penalizzazione per le compagnie aeree nazionali”. E in questo momento di crisi l’apertura a Emirates “rappresenta un grave danno all’industria nazionale”. Per questo Assaereo, “allo scopo di tutelare l’integrità del trasporto aereo nazionale e dei relativi livelli occupazionali, invita vivamente Enac ad operare un ripensamento sulla materia”.
Torna insomma il refrain della difesa degli interessi nazionali rappresentati da Alitalia. Eppure il tentativo messo in campo da Sea per attirare nuove compagnie straniere parte dal crollo di passeggeri che ha colpito l’aeroporto da quando Alitalia ha deciso di abbandonare l’hub milanese per puntare su Fiumicino: nel 2007 per l’aeroporto lombardo transitavano 24 milioni di passeggeri, scesi nel 2012 ad appena 18,5. Una crisi di passeggeri a cui in questo periodo si aggiungono le tensioni causate dalla maxi multa imposta dalla Commissione europea alla Sea per gli aumenti di capitale della controllata Sea Handling decisi tra 2002 e 2010 e che sono stati giudicati aiuti di Stato. Una decisione che ora mette a rischio 700 posti di lavoro e che l’Ue non ha voluto prorogare, come chiesto dal governa italiano. Una nuova grana per il futuro di Malpensa. Ma se il rilancio dell’aeroporto passa per compagnie straniere, meglio bloccare tutto. Così la pensano i “patrioti” italiani.