Una sala del Comune di Bologna intitolata a Stefano Tassinari. E’ stato il sindaco Merola a scoprire la targa dell’oramai ex sala dei Tribuni della Plebe di Palazzo d’Accursio per mostrare che l’idea che si è trasformata in realtà.
Ci hanno poi pensato gli amici e conoscenti, più o meno noti, ad affollare la sala e ad accompagnare in questa cerimonia formale, ad un anno dalla scomparsa dello scrittore ferrarese, la vedova Stefania De Salvador.
In prima fila il rettore Ivano Dionigi, il segretario generale della Fiom Maurizio Landini e quello regionale Bruno Papignani, tanti compagni di un’esperienza politica raramente d’apparato, le ragazze di Pepita Promoters, gli amici e collaboratori del teatro Itc di San Lazzaro di Savena dove Tassinari per anni ha portato avanti l’irripetibile esperienza di La Parola Immaginata, Ritagli di tempo e Raccontando.
Poi la testimonianza sul filo dell’ironia dello scrittore Marcello Fois (“Stefano era vanitoso e gli sarebbe piaciuto esserci”), l’affetto del giornalista Filippo Vendemmiati (“anch’io da ferrarese come lui per venire qui stasera ho indossato una camicia a righe sottili blu e bianche” – i colori della Spal n.d.r.), le lacrime e la commozione del sindaco Merola (“Un uomo che ha insegnato che si può stare a schiena dritta e cercare di cambiare la realtà”), e ancora il ricordo di Pino Cacucci e Carlo Lucarelli (“quanto ci manca”), letti dal fotografo Roberto Serra, in un infinito viaggio nella memoria recente di un intellettuale che ci ha lasciato troppo presto.
Tassinari è stato scrittore di rango, politico rigoroso e appassionato, ma soprattutto straordinario pedagogo e divulgatore letterario. Proprio per questo la richiesta di Fois di una Casa delle Scritture, attesa in città da anni, e diretta a Merola che stava al suo fianco, è stata subito seguita dalle parole del sindaco: “Troveremo il posto”. Se sono rose fioriranno. (d.t.)