“Arriva il ministro”, annunciano i carabinieri stipati sul molo di Genova. A pochi passi dalle macerie della torre di controllo dove due persone sono ancora disperse. Passano pochi secondi ed eccolo arrivare: un corteo di quattro auto. Lui, il ministro, con una Lancia Thesis (blu) con tanto di paletta e lampeggiante. Poi, una, due, tre auto delle forze dell’ordine. In tutto almeno una decina di persone. Per un ministro.

Poi ecco la sottosegretaria. Bmw blindata con lampeggiante, più un’auto di servizio davanti e una dietro. Che partono a velocità sostenuta in mezzo alla folla.

Il cronista che ha vissuto anni a Roma non si stupisce nemmeno tanto (anche se fa un certo effetto invece vedere il Procuratore Generale che se ne va a piedi da solo). Ma è sempre stato così. 
Poi… poi, però, gli ritorna in mente la scena del giuramento del Governo al Quirinale. Ve lo ricordate? Letta e i ministri che sfilavano a bordo di utilitarie rosse, roba che ti faceva pensare a mutui da pagare, Imu in scadenza… come i comuni mortali. Gli avresti quasi offerto un bel reddito di cittadinanza.

Certo, diranno, di mezzo c’è stato l’attentato di Roma. Ma no, non è soltanto questo.

Dentro ti senti un fastidio che cresce. Non tanto, non solo per le auto blu. Ma per quelle utilitarie rosse sventolate a favore di telecamere. E di noi minchioni che ci caschiamo sempre.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Colle, governo, commissioni: i due mesi che non hanno cambiato l’Italia

next
Articolo Successivo

Il Partito democratico che meritiamo. Appunti di viaggio verso il Congresso

next