I nodi all'interno dei 5 stelle non sono pochi e di non facile soluzione. Gli eletti in Parlamento ragionano di testa propria e il leader negli ultimi due giorni è stato più volte contraddetto. Anche se dal vertice del movimento il messaggio è chiaro: "Chi non è d’accordo, si prenda le sue responsabilità"
Dalla diaria passando per la cittadinanza a chi nasce in Italia. I nodi all’interno del Movimento 5 stelle non sono pochi. E di non facile soluzione. Non è bastata la discesa a Roma di Beppe Grillo per calmare le acque: gli eletti in Parlamento ragionano di testa propria e il leader negli ultimi due giorni è stato più volte contraddetto. Anche se dal vertice del movimento il messaggio è chiaro: “Chi non è d’accordo, si prenda le sue responsabilità”. Un problema di cresta, denuncia il lider maximo, e “di un gruppo di parlamentari che non vuole restituire la diaria”. Ma il tentativo di girare le accuse sul premier Enrico Letta (che, dice Grillo, “non ha mai lavorato, è uno che per vent’anni ha fatto il nipote di suo zio”), questa volta non è sufficiente. Perché in questo caso i problemi per Grillo non vengono dall’esterno.
Il primo che rischia di far infuriare il capo è Alessandro Di Battista, deputato del Lazio e fino all’altro giorno conosciuto come il “talebano a 5 Stelle” per la sua vicinanza e fedeltà al gruppo di Casaleggio. “Grillo non è un parlamentare” dice Di Battista ai giornalisti, per poi aggiungere: “Io sono favorevole allo ius soli. Ciò che scrive sul suo blog equivale a quello che può scrivere Scalfari su Repubblica”. Capogruppo morale, il ragazzo dai discorsi trascinanti, Di Battista è però tra i più vicini al leader e al suo staff. Così, dopo le dichiarazioni, pubblica sulla pagina Facebook la personale smentita: “Io la penso esattamente come ha scritto Grillo sul blog. Buon weekend”, e spegne il telefono. Un passato da giornalista e da cooperante in America Latina, Di Battista è la voce del Movimento 5 Stelle capace dal primo giorno di parlare con la stampa. Tiene testa e copre gli errori, smentisce e richiede serietà. Ora il primo passo falso, che però ci tiene a sminuire.
A commentare la situazione al suo posto è il deputato della Lombardia, Manlio Di Stefano, amico di vecchia data dello stesso Di Battista: “Ci conosciamo da oltre dieci anni, non l’ho sentito e non so niente della frase che paragona Grillo a Scalfari, ma so che è tutto una forzatura”. Quello che è chiaro è che il problema dello ius soli, se mai fosse aperto sul tavolo dei 5 Stelle, troverebbe una discussione calda. “Nel programma non c’è nulla che riguarda l’argomento e non ne abbiamo parlato online, è chiaro che ognuno abbia una sua posizione”. Membro della Commissione Esteri insieme a Di Battista, Di Stefano parla della questione come di uno dei temi da discutere al più presto. Partendo naturalmente dalla considerazione di Beppe Grillo, ovvero che prima di tutto ci sia da fare una consultazione in Rete. “Se il governo, come dice il ministro Kyenge, vuole continuare su questa posizione, ben venga. Abbiamo esperti che ci aiuteranno a capire meglio le condizioni e sapremo come fare”.
Rifiutano di chiamarla spaccatura, ma precisano che non è Beppe Grillo a decidere. Così Di Stefano ricorda: “Non è lui a dare la linea del Movimento. E’ il leader politico che secondo lo statuto garantisce che tutti rispettiamo le regole. Ma non necessariamente le nostre idee corrispondono a quello che dice Beppe. Sul suo blog può scrivere quello che vuole. A volte prendiamo spunto e ci troviamo d’accordo perché veniamo dallo stesso mondo. Funziona così, siete voi che vi stupite”.
Ma le discussioni interne erano cominciate già qualche giorno prima con il problema di stipendi e rimborsi spese. Dentro il Movimento 5 Stelle c’è chi non vuole restituire la diaria: si tratta di circa 20 parlamentari, nomi segreti o meno. “Non c’è nessuna rottura”, ha commentato Giuseppe Brescia, deputato della Puglia. Che poi ha spiegato: “Ieri Grillo ci ha chiesto perché alcuni non sono d’accordo. Poi chi ha problemi ha manifestato le sue posizioni. Non vi dico i nomi naturalmente, ma siamo una comunità e, proprio come ci ha detto Beppe, cercheremo di aiutarli. Valuteremo caso per caso”.
Secondo alcune fonti interne, il problema riguarda circa venti eletti: alcuni hanno lasciato lavori più remunerativi e ora si trovano in difficoltà, altri ancora hanno nuovi bisogni come le baby sitter da pagare o gli spostamenti in treno o aereo. Alessio Tacconi, deputato della circoscrizione estera ha spiegato a Grillo che lui viene dalla Svizzera e lì le tasse sono più alte. Determinati anche Adriano Zaccagnini, deputato del Lazio e Girolamo Pisano della Campania. I soldi della diaria non vogliono restituirli. “In ogni modo andranno le cose – ha concluso Brescia – cercheremo di trovare soluzioni insieme come un gruppo unito così come stiamo dimostrando di essere. Non dimenticate però quello che stiamo facendo. Nessuno nella storia della Repubblica italiana aveva mai restituito parte dello stipendio. Abbiamo qualche problema da risolvere, ma è normale”. Soldi pubblici che piano piano vengono restituiti al mittente. Un gesto unico, come lo definisce Manlio Di Stefano: “Pensatela come volete, ma è una cosa che anche se fatta male è già importantissima. Stiamo lavorando tanto e il gruppo è sempre più forte”.