Se ci sia stata o meno la tentata corruzione ad una funzionaria marocchina affinché cambiasse la data di nascita di Ruby Rubacuori, ancora non è chiaro. Tuttavia il pm Roberto Felici ha presentato la richiesta di archiviazione per il procedimento, aperto in seguito alle notizie pubblicate dal Fatto Quotidiano, secondo le quali due persone si sarebbero recate in Marocco nel tentativo di far alterare la data di nascita di Karima el Mahroug. Una decisione questa sulla quale adesso dovrà esprimersi il gip. Ma al di là delle procedure, il fatto resta: qualcuno, di cui non si ha nemmeno idea di chi possa essere, ha cercato di corrompere una funzionaria proprio sull’età di quella giovane, da cui partì tutta la vicenda del bunga bunga.
A pubblicare la notizia del tentativo di corruzione è stato il Fatto Quotidiano il 10 maggio del 2011. Due giornalisti hanno raccolto le confessioni di una donna sulla quarantina, funzionario pubblico di una sperduta cittadina del Marocco. A volto coperto, racconta che il 7 febbraio del 2011 due italiani, accompagnati da un interprete marocchino, erano arrivati a Fkih Ben Salah, ai piedi delle montagne dell’Atlante e si erano presentati in municipio chiedendo di cambiare i dati anagrafici di una certa Karima El Marough, poi divenuta nota con il nome di Ruby.
Alla funzionaria hanno chiesto di sostituire un documento con un altro, facendo in modo che Ruby risultasse nata nel 1990, e non nel 1992 come invece è realmente. Insomma, bisognava invecchiarla di un paio d’anno in modo da farne almeno una diciottenne all’epoca della sua frequentazione con il premier. Ovviamente il tutto dietro lauta ricompensa, non meglio specificata dalla funzionaria. Dopo che la notizia venne pubblicata, a Roma (che risulta competente perché il reato è commesso all’estero) viene aperta un’inchiesta, in cui si procede per tentata corruzione. Anche i legali di Berlusconi hanno presentato una denuncia sul caso. Nella nota diffusa allora, gli avvocati Piero Longo e Niccolò Ghedini scrivevano: “Si tratta di vicenda che tende surrettiziamente a danneggiare gravemente il presidente Berlusconi che è totalmente estraneo ad ogni eventuale illecito comportamento”.
Durante le indagini, la procura ha convocato come persone informate sui fatti i giornalisti de Il Fatto che si erano occupati della vicenda. Poi in collaborazione con le autorità marocchine è stata interrogata anche la funzionaria che non si è fatta corrompere. La donna, però, avrebbe dato una versione differente da quella rilasciata ai microfoni del nostro giornale. Dice di non ricordate bene la vicenda, non ricorda neanche esattamente quante persone andarono a trovarla in comune, proponendole denaro. E questi vaghi ricordi sono bastati per far chiedere l’archiviazione dell’indagine.