Prima la polemica politica, poi la tensione e la contestazione. Al centro, la manifestazione del Pdl contro la persecuzione giudiziaria di Silvio Berlusconi e il suo discorso, che tutto è stato tranne che istituzionale. Enrico Letta, però, per il momento può dormire sonni tranquilli: lui e il Pdl saranno leali, non cadranno nella provocazione, sosterranno le larghe intese. “Nessun fallo di reazione” ha detto il Cavaliere, molto attento a non esagerare nei toni visto quello che stava succedendo nel centro della città durante il suo intervento.
Da un lato i sostenitori del Cavaliere, dall’altro chi lo ha accolto al grido “mafioso”, “vai in galera”. Di fatto a Brescia c’erano due piazze quando il presidente del Popolo della Libertà, arrivato nella città della Leonessa insieme al vice premier Angelino Alfano, è salito sul palco per il suo comizio: “Sono venuto qui in piazza per dirvi tre parole: io sono qui io sono qui e resto qui più determinato e convinto di prima” ha detto Berlusconi tra gli applausi dei suoi sostenitori. Poi l’attacco: “A me è successo la stessa cosa accaduta a Enzo Tortora, ma se qualcuno pensava di spaventarmi e di intimidirmi si è sbagliato di grosso e resterà deluso” ha sottolineato l’ex premier prima di attaccare i “giudici politicizzati e non imparziali che non pagano mai per i loro errori e che vogliono eliminarmi perché da 20 anni sono l’unico ostacolo tra la sinistra e il potere”. Fischi da una parte, applausi dall’altra.
Poi l’intervento si è fatto più politico. “Ogni famiglia che non ce la fa rappresenta per me uno struggimento, un dolore e solo stando al governo possiamo mettere in campo quelle politiche necessarie” ha detto Berlusconi, passato all’incasso quando si è parlato di Imu: “Abbiamo onorato gli impegni da giugno non si pagherà più l’Imu – è stato lo slogan del Cavaliere – Dobbiamo essere soddisfatti da ora in avanti la tredicesima non sarà presa come accaduto a dicembre per l’Imu e mai più la casa dovrà essere aggredita come si è fatto con quella tassa”. Messaggio chiaro: “Imu abolita per sempre e nessun aumento dell’Iva”. Il presidente del Pdl, inoltre, ha chiesto un ‘Parlamento dimezzato’ e corsie veloci per i decreti legge del governo.
E quando il discorso si è spostato sulle larghe intese, Berlusconi ha promesso fedeltà a Letta: “Questo governo è un fatto storico, epocale perché per la prima volta nella storia della nostra Repubblica il centrodestra e il centrosinistra sono riusciti a mettersi assieme per fare il bene del Paese e mettere mano a quelle riforme necessarie come ad esempio quella dell’elezione diretta del Presidente della Repubblica e dando pieni poteri al presidente del Consiglio”. Guarda caso, due temi assai cari al Cavaliere, che infatti ha messo il cappello sulla nascita del governo: “Ho lavorato per far nascere questa nuova maggioranza e governo di coalizione nell’operare nella direzione di quello per cui ci siamo impegnati in campagna elettorale”. Un concetto ribadito anche quando la piazza, o almeno quella a lui fedele intona il coro “Chi non salta comunista è”, al quale Berlusconi ha risposto: “Io non posso saltare – ha allargato le braccia e sorriso, quasi a scusarsi -, con loro ci siamo al governo”.
Poi Berlusconi ha nominato Beppe Grillo e dalla piazza sono piovuti fischi che per un attimo hanno spiazzato il Cavaliere: “Ho detto Grillo e mi trovo di fronte ad una vostra reazione molto rozza ma efficace” ha sottolineato Berlusconi, che compresa l’antifone è tornato a battere sui temi della giustizia. “La nostra non garantisce l’imparzialità dei giudici, calpesta troppo spesso il diritto alla libertà dei cittadini, interviene nella vita politica e vuole eliminarmi. Tutto ciò fa dell’Italia, un tempo la culla del diritto, un Paese e una democrazia malate”. E’ solo l’introduzione di un passaggio tutto orientato sulla riforma della giustizia, altro argomento caro al Cavaliere. “Una riforma della giustizia è necessaria per gli italiani non per Berlusconi – ha detto – Io ho i mezzi per resistere, mi batto, resto in campo ma quando una cosa del genere succede a un cittadino comune, e può capitare a tutti, tutti possono finire nel tritacarne giudiziario solo perché qualcuno ha deciso di farci del male. Questo può accadere in qualsiasi momento – ha sentenziato Berlusconi – e a me è accaduto per un pregiudizio politico che sfocia spesso nell’odio nei miei confronti e nei confronti di quelle classi sociali che rappresentiamo con la nostra politica”. Il culmine è arrivato con la citazione di Enzo Tortora: “Ieri sera ho visto le sue immagini quando diceva ai giudici ‘io sono innocente e spero dal profondo del mio cuore che lo siate anche anche voi’. Ed è questo il sentimento di tantissimi italiani che ogni giorno entrano nel tritacarne infernale della giustizia” ha detto B. Immediata la reazione della figlia del conduttore tv, Gaia, che ha scritto su Twitter: “Ero preparata. Caro Silvio, mio padre era un’altra storia. Un’altra persona. Ognuno risponde alla sua coscienza. #nostrumentalizzazioni“.
Non poteva mancare il collegamento con la sentenza Mediaset e con le possibili ripercussioni sulle larghe intese: “L’assurda condanna non mi farà fare un fallo di reazione, come qualcuno ha sperato, continuerò a sostenere il governo” ha garantito Berlusconi. Che poi ha assicurato: “Noi se siamo qui è perché siamo persone leali, io sono una persona leale quando guardo negli occhi una persona per confermare un accordo per me è come se avessi firmato un contratto e tra persone per bene i contratti si rispettano”. Infine il messaggio – diretto – ai pm: “Ci sono dei magistrati politicizzati accecati dal pregiudizio e odio nei miei confronti io da qui voglio mandargli un messaggio – ha urlato il Cavaliere – Potete farmi di tutto ma c’è una cosa che non mi potrete impedire cioè di essere il leader del Pdl, fino a quando molti milioni di italiani lo vorranno”. Non si è fatta attendere la risposta dell’Associazione Nazionale Magistrati, che tramite il presidente Rodolfo Sabelli ha sottolineato che nei confronti di Berlusconi non c’è “nessun odio, nessun pregiudizio politico”, perché “i magistrati applicano la legge e lo fanno con serenità in un sistema garantito”. Le accuse del Cavaliere? L’Anm non ha dubbi: “Il solito campionario di offese”. Dopo le quali sia Berlusconi che Alfano hanno lasciato in auto piazza Duomo. Applausi e fischi. Insulti e scontri verbali. All’inizio come alla fine.