È la radio il mezzo principale con cui i nordcoreani si tengono informati su quanto avviene fuori dal regime. Le onde corte rappresentano il modo più efficace per sfuggire alla propaganda e alla retorica degli organi d’informazione ufficiali,. Sebbene sia per motivi di migliore ricezione sia di sicurezza siano costretti a farlo di notte.
I messaggi di Pyongyang sono rivolti principalmente ai nordcoreani stessi, per unire il Paese contro gli aggressori stranieri sempre in agguato e attorno alle figure dei leader eterni, cari e brillanti, come sono chiamati i tre rappresenti della dinastia Kim. Fuori dalla cortina di bambù si vuole perciò migliorare il servizio di contro-informazione (a volte contro-propaganda), potenziando i segnali di Voice of America e Radio Free Asia, se si guarda agli Stati Uniti, o istituendo un servizio della Bbc in lingua coreana per i britannici. Senza contare i media gestiti dagli esuli che hanno trovato riparo in Corea del Sud.
Durante le settimane di tensione nelle penisola coreana, segnate dalle quotidiane minacce di guerra di Pyongyang contro il Sud, gli Usa e il Giappone, le notizie che arrivavano dalle radio straniere hanno acquistato particolare valore per smontare la retorica del regime, scrive il Daily NK, sito in coreano, cinese e inglese vicino agli esuli, “Non importa cosa dica il partito, la gente non ci crede”, ha raccontato una fonte della provincia dell’Hamkyung del Sud, “Giornali e trasmissioni sono pieni di propaganda fasulla perciò i nordcoreani si interessano alle notizie che arrivano da fuori, vogliono conoscere le news internazionali e sono desiderosi di raccontare agli altri quelle più popolari”.
La radio continua ad avere lo steso ruolo di contro-propaganda che ebbe durante la Guerra Fredda, con emittenti finanziate direttamente dal governo statunitense in chiave antisovietica, come Radio Free Europe e Radio Liberty, o come le trasmissioni di Radio Londra ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Questo riuscendo a eludere le modifiche agli apparecchi apportate dal regime affinché si sintonizzino esclusivamente sulle frequenze di Stato. O senza essere sostituite da altri mezzi, come le chiavette usb contrabbandate con informazioni dall’esterno. Mentre restano ancora lettera morta gli appelli per il libero accesso a Internet fatti a gennaio dal numero uno di Google, Eric Schmidt, in visita umanitaria a Pyongyang per trattare il rilascio di Kenneth Bae, tour operator e cittadino statunitense di origine coreana fermato lo scorso novembre e condannato a 15 anni di lavori forzati con l’accusa di aver tentato di roversciare il governo.
“Senza internet, la diffusione delle radio in tutto il Paese fa sì che diventi il mezzo migliore per mandare informazioni”, ha spiegato a NK News il blogger Martyn Williams, curatore di North Korea Tech e tra i principali osservatori del mondo dei media a Nord del 38esimo parallelo. Nei mesi scorsi è pertanto circolata l’ipotesi che la Bbc possa lanciare un nuovo servizio in coreano per coprire entrambi i Paesi della penisola, spezzata a metà dalla zona demilitarizzata, in realtà una delle aree più militarizzate al mondo, e da uno stato di guerra che perdura dal 1953 quando fu firmato l’armistizio dopo tre anni di conflitto, ma senza giungere a un trattato di pace.
Sulla stessa lunghezza d’onda si muovo anche gli Stati Uniti. Nella proposta di bilancio del Broadcasting Board of Governors si chiede di finanziare il posizionamento di un radiotrasmettitore a onde medie da installare al confine in Corea del Sud, per contrastare i tentativi del regime di disturbare i segnali di VoA e RFA, che tra l’altro risento anche delle condizioni atmosferiche.
Sebastiano Carboni