Gli aspetti fondamentali della scienza del clima sui quali c’è un forte consenso sono che il clima sta cambiando, che i gas serra sono responsabili e che stiamo cominciando a riscontrare i cambiamenti previsti dai modelli climatici. Nonostante più del 90% dei climatologi concordino sul fatto che il clima globale sta mutando, in gran parte in seguito alle emissioni di CO2 dovute all’attività umana, sono forti e diffuse le propensioni negazioniste, alimentate sia da poteri politici ed economici sia da autentici pregiudizi. Ampi segmenti del pubblico restano scettici e sono orientati in base a valutazioni senza fondamento scientifico.
Un gruppo di ricercatori dell’Università di Melbourne ha analizzato le correlazioni tra convinzioni soggettive e influenze esterne che portano l’opinione pubblica a disconoscere un’enorme mole di osservazioni e di conferme. Le loro conclusioni, che riportiamo di seguito, sono interessanti anche per quanto riguarda il dibattito che questo blog registra abitualmente.
1) I blog su Internet sono diventati una piattaforma amplificatrice per i negazionisti del clima. Alcuni blogger professionisti hanno assunto un ruolo di primo piano e influente nel mettere in discussione i risultati della climatologia. Nella grande maggioranza, questi operatori dell’informazione condividono una concezione liberista dell’economia di mercato. L’approvazione del libero mercato ha già influenzato il rifiuto di altre scoperte scientifiche consolidate, come il fatto che l’Hiv causi l’Aids, che il fumo provochi il cancro ai polmoni, che il buco dell’ozono sia provocato dai clorofluorocarburi. Un piccolo numero di potenti organizzazioni e di individui hanno contribuito ad una disinformazione che vede come una minaccia qualsiasi scoperta scientifica con un potenziale impatto sulla regolamentazione, come nel caso della commercializzazione dei prodotti del tabacco o dei divieti d’uso di Cfc.
2) Un’altra variabile che è stata associata al rifiuto della nozione di cambiamento climatico è il pensiero cospirativo – l’“ideologia cospirazionista” – definito come il tentativo di spiegare un evento significativo, politicamente o socialmente, come un complotto segreto da parte di individui o organizzazioni. Anche in questo caso, Internet offre agli individui che rifiutano un appurato consenso scientifico l’opportunità di alimentare sospetti di “sentimenti di persecuzione da parte di una élite corrotta”. Questi stessi negazionisti hanno sostenuto in passato diffuse teorie del complotto (ad esempio, che la Cia abbia ucciso Martin Luther King o che la Nasa abbia finto lo sbarco sulla luna). In definitiva, secondo i ricercatori australiani, l’ideologia cospirazionista contribuisce al rifiuto della scienza.
Lo spostamento di gran parte dell’informazione e del dibattito dalla carta stampata alla rete può far registrare un confronto deviato e a volte molto insidioso. Basta confutare i dati scientifici con il conformismo del pensiero dominante o con il ricorso a bufale suggestive, per essere ripresi e “forwardati” senza essere sottoposti ad un filtro critico e oggettivamente contestabile. I ricercatori in storia e sociologia spesso citano come fattore di plagio la “fabbricazione di dubbio” che proviene da interessi particolari e da gruppi politici. Ad esempio, è stato dimostrato che oltre il 90% dei libri scettici sull’ambiente pubblicati dal 1972 sono stati promossi da think tank conservatori (Jacques PJ, Dunlap RE, & Freeman M., “L’organizzazione della negazione”, 2008).
Non c’è dubbio che i potentati che organizzano l’intera filiera delle fonti fossili (petrolieri, corporation minerarie, gestori delle reti del gas) e i grandi gruppi automobilistici e gli uomini della finanza legati alle grandi opere, mostrano una chiara propensione a disconoscere la necessità di cambiare il paradigma energetico, che oggi marginalizza ancora le fonti rinnovabili, i sistemi di mobilità sostenibili, i trasporti collettivi. Non stupiamoci quindi se li incroceremo sul web con parole d’ordine che difendono e perpetuano il modello del passato e mettono la sordina a qualsiasi preoccupazione sulla nostra salute e sulla vitalità della biosfera. Cosa dire, infine, di un governo appena formato che nel suo programma non accenna nemmeno di striscio alla temperatura del pianeta o all’inquinamento delle nostre città ed arruola tranquillamente, come ministri e sottosegretari, negazionisti incalliti?