Nel presentare gli ospiti del prossimo Festival del Diritto a Piacenza (Boldrini, Zagrebelsky su tutti), l'ex candidato 5 stelle al Quirinale torna a parlare di diritto del lavoro: "Siamo ormai una Repubblica fondata sulla disoccupazione. E la mancanza di lavoro sta producendo la rottura della coesione sociale"
“Su Berlusconi a Brescia mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, lo dice Stefano Rodotà, l’ex candidato 5 Stelle al Quirinale presentando gli ospiti principali del prossimo Festival del Diritto. Figure di spicco come la presidente della Camera Laura Boldrini e il giurista Gustavo Zagrebelsky che dal 26 al 29 settembre prossimi presiederanno l’evento dedicato a “Le incertezze della democrazia”.
L’ex garante della privacy non vuole che l’evento, arrivato ormai alla sesta edizione, venga connotato come “di parte”, anche se di parte lo è nei fatti: “Dalla parte della Costituzione, che ci accorgiamo non essere poi così vecchia”.
“Il Festival guarda al di là della contingenza politica”, spiega il coordinatore scientifico, ma certo non ha mai avuto molto spazio per ospiti graditi al centrodestra. E infatti le proteste degli esponenti politici locali non erano mancate. Il tema scelto alla fine di settembre dell’anno scorso, poi, che pare indicato ieri, coglie l’effettiva situazione italiana ed europea. E infatti precisa con un sorriso: “C’è fin troppa attualità”.
Qualcuno gli fa notare sarebbe stato il suo l’intervento più atteso, ma in veste di Capo dello Stato, ma lui non vuole cadere nella rete delle polemiche: “I riconoscimenti postumi li posso gradire, è stata una esperienza vissuta con serenità, anche per l’attenzione sociale che ne è scaturita. Credo perché ho lavorato da sempre in alcune direzioni. Mi sento più impegnato di prima”.
Ha parlato anche sul referendum in corso a Bologna per il mantenimento della scuola pubblica: “E’ fondamentale il diritto allo studio. Sono sempre stato attento a questi principi. Tenere viva l’attenzione è fondamentale perché quando si devono distribuire risorse pubbliche, sempre più scarse, penso che debbano essere destinate al pubblico se no impoveriamo i principi e i diritti delle persone”.
Infine sul governo si è lasciato scappare solo che “mi auguro che ci sia capacità di intercettare le questioni più gravi. C’è un’urgenza straordinaria di intervento e nessuno può metterlo in discussione”.
Poi è solo Festival del Diritto. “Tutti quelli che hanno partecipato vogliono tornare, ad esempio Enzo Bianchi me lo ha chiesto pochi giorni fa e ovviamente lo ho immediatamente reinvitato. Altri due nomi? Laura Boldrini e Gustavo Zagrebelsky, sto provando a convincere anche Jean-Paul Fitoussi”.
La manifestazione sembra fatta apposta per descrivere la situazione politica di questi giorni: “Invece lo abbiamo scelto nel settembre scorso – ha chiarito il professor Rodotà – e cercheremo di occuparci meno possibile della stretta attualità, provando a diffondere principi generali. Bisogna ricostruire e ripensare la politica costituzionale, non solo diminuire il numero dei parlamentari o differenziare Camera e Senato. Questa è solo buona manutenzione. E’ necessario recuperare i principi e i diritti perduti”.
I temi sociali sono, come sempre, al centro del Festival. “Siamo ormai una Repubblica fondata sulla disoccupazione. Uguaglianza, solidarietà, pubblico-privato sono invece temi che la rassegna riporterà al centro – dice Rodotà -, la mancanza di lavoro sta producendo la rottura della coesione sociale. Cresce la microcriminalità, i laureati devono nascondere la loro laurea e andare a lavorare a 400 euro al mese. Per me è una violenza verso le persone”.